Cresce l’attesa per il Grand Opening del nuovo
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, in calendario il prossimo 16 ottobre 2016, dopo il completamento dell’avveniristico ampliamento a forma di navicella spaziale dell’architetto di stanza a Rotterdam
Maurice Nio e la riqualificazione dell’edificio originario di Italo Gamberini. Il Centro Pecci sarà infatti l’unica istituzione pubblica dedicata all’arte contemporanea in Italia, e una tra le poche in Europa, a inaugurare un nuovo edificio nel decennio 2010-2020. Fondato nel 1988 il Centro Pecci si appresta a diventare un punto di riferimento internazionale per la sperimentazione dei molteplici linguaggi artistici contemporanei. La sua missione sarà, infatti, quella di indagare tutte le discipline della cultura contemporanea, toccando anche cinema, musica, perfoming arts, architettura, design, moda e letteratura, cercando al contempo di avvicinare il più possibile l’arte alla società. Sarà un luogo non solo espositivo, ma anche basato sulla ricerca e la sperimentazione.
La mostra inaugurale, intitolata La fine del mondo, a cura del direttore
Fabio Cavallucci, non vuol essere la rappresentazione di un futuro catastrofico imminente, ma insieme presa di coscienza della condizione di incertezza in cui versa il nostro mondo e riflessione sugli scenari che ci circondano. I mezzi, anche concettuali, d’interpretazione della realtà che noi abbiamo conosciuto non sono più in grado di comprendere il tempo presente. Di qui, da questo cambiamento strutturale, nasce un senso diffuso di fine.”Attraverso le opere di oltre 50 artiste e artisti internazionali e con un allestimento che si estenderà sull’intera superficie espositiva del museo di oltre 3000 metri quadrati, la mostra si configura come una specie di esercizio della distanza, che spinge a vedere il nostro presente da lontano. Il pubblico entrerà nella nuova ala realizzata da Maurice Nio – sorta di navicella spaziale atterrata da chissà quale pianeta e pronta con la sua antenna a emettere onde o a ricevere messaggi “cosmici” – e si troverà di fronte a un’installazione dell’artista svizzero Thomas Hirschhorn: un Break Through, uno sfondamento da cui cadono i cascami di un’altra dimensione. Una volta all’interno sperimenterà la sensazione di vedersi proiettato a qualche migliaio di anni luce di distanza da noi, rivedendo il nostro mondo come un reperto fossile, lontano ere geologiche dal tempo presente, spinto a pensare alle incommensurabili distanze cosmiche e ai lunghissimi tempi della storia della Terra e dell’Universo, di fronte ai quali le nostre esistenze sono solo frammenti inconsistenti. Quel mondo che abbiamo conosciuto dall’origine dell’umanità a oggi, il nostro mondo, ci apparirà dunque già finito, e la sensazione sarà quella di essere sospesi in un limbo tra un passato ormai lontanissimo e un futuro ancora distante. La fine del mondo si colloca all’interno di questo limbo e attraverso lavori di natura diversa, spesso da attraversare, da esperire fisicamente, in una scansione di spazi e di suoni che si succedono, ci trascinerà in un movimento continuo, ineluttabile, una specie di loop, di eterno ritorno che ritmicamente ci allontana e ci riavvicina al presente, proponendoci nuove chiavi di lettura.
Il percorso raccoglierà interventi di artisti ormai affermati internazionalmente, dal nativo americano
Jimmie Durham al cubano
Carlos Garaicoa ai cinesi
Qiu Zhijie e
Cai Guo-Qiang, fino a opere di artisti più giovani come il brasiliano
Henrique Oliveira o lo svizzero
Julian Charrière con un lavoro realizzato a quattro mani insieme al tedesco
Julius Von Bismarck. Non mancheranno poi lavori ormai appartenenti alla storia dell’arte, come quelli di
Marcel Duchamp, di
Pablo Picasso o di
Umberto Boccioni. Ma numerosissimi saranno anche gli artisti giovani e ancora poco conosciuti, molti dei quali provenienti dalle aree geografiche in cui sono presenti forti contrasti e conflitti, come l’Europa dell’Est, il Nord Africa, il Medio Oriente, il Sud America. Il pubblico attraverserà i vari ambienti sperimentando diverse sensazioni: dal distacco da questo nostro mondo, così piccolo e insignificante, alla malinconia per qualcosa che abbiamo amato e abbiamo perduto, fino a riconoscere qualche barlume di futuro, comunque già oggi presente, anche se non ce ne accorgiamo. Lungo il percorso espositivo tutte le espressioni e i linguaggi artistici saranno interconnessi: la musica, il teatro, il cinema, l’architettura e la danza non rappresenteranno solo eventi collaterali, ma si snoderanno come momenti integranti della mostra, contribuendo a costruire una narrazione immersiva e coinvolgente. Così, oltre agli artisti, saranno molteplici le personalità di altro genere, eclettiche e visionarie, che arricchiranno il racconto con il loro contributo: dalla celebre cantante
Bjork all’architetto
Didier Fiuza Faustino, al drammaturgo e attore
Pippo Delbono, fino al musicista elettronico
Joakim.
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Thomas Hirschhorn- Break-through (one)
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Aristide Antonas - Landscape with Crane Rooms and Keg Apartments
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Riccardo Arena - Vavilon | Solovki Islands, Project C
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Fayçal Baghriche - Half of what you see
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Umberto Boccioni - Forme uniche nella continuità dello Spazio
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Ali Cherri - Paysages tremblants
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Hanne Darboven - Opus 26 Quartet
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Carlos Garaicoa - De cómo la tierra se quiere parecer al cielo
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Robert Kuśmirowski - STRONGHOLD
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Museo Fiorentino di Preistoria - Amigdala
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NASA - Beams of Light on a Golden Lake
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Henrique Oliveira - Transarquitetonica
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Ekaterina Vasilyeva and Hanna Zubkova - Axe de revolution
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Qui Zhijie - Installation view of The Map of the Third World
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