LA PETITE ROBE by Chiara Boni the new store in Via del Babuino in Rome has opened Saturday January 28, 2017.
La Petite Robe is a "smart" dress, it is machine washable, it dries fast and it does not need ironing!
In the white and ivory space the Couture Collection, accessories and fragrance with delicate notes stand out. Powder pink, baby pink and black, these colours of dresses and jumpsuits that impeccably dress, and even bags and shoes, where ruffles and flounces revolve around the sleeves, skirts, on the clutches and spiral rolled on décolleté .
Ha inaugurato anche a Roma, Sabato 28 Gennaio, in Via del Babuino 141 LA PETITE ROBE, la boutique della linea di abiti "smart" ideata nel 2007 da Chiara Boni.
La Petite Robe è un abito che si lava in lavatrice, asciuga veloce e non si stira!
Nello spazio bianco e avorio risaltano le le collezioni Couture e Collection, gli accessori e il profumo dalle note delicate.
Rosa cipria, rosa baby e nero, questi i colori degli abiti e delle tute che vestono in modo impeccabile, e anche delle borse e delle scarpe, dove rouches e volant ruotano intorno alle maniche, alle gonne, sulle clutches e arrotolate a spirale sulle décolleté.
Tuesday, January 31, 2017
Monday, January 30, 2017
EQUIVALENZE
GIUSEPPE PENNONE
GAGOSIAN GALLERY ROMA
The veins of water that pour from the earth flow in trickles that merge, like the branches in the trunk, like the fingers in the palm of a hand, like the bronze in the matrix of a tree.
—Giuseppe Penone
Equivalenze is the new exhibition about Giuseppe Pennone's sculptures, that was opened at Gagosian Gallery in Rome.
In "Equivalenze," Penone uses sculptural attitude and artifice to reveal corresponding systems in organic materials and bodies. Fist-sized terracotta moldings bear the precise imprint of his forceful grip. The terracottas are appended to iron plates, which he has oxidized in areas of repeated strokes. The repetition of blots and arcs yields a lively abstraction that resembles the flickering shadows of a leafy plant or the staccato marks of a Fauvist landscape—the ambiguous zone between nature and art. Penone's works are bodily memories, materialized. They speak to his belief that we, like rocks, trees, and water, are constantly molding, and being molded by, our environments. Our gestures mirror the twisting and stretching of trees, which contain concentric records of time in their wood. For a new sculpture, Equivalenze (2016), Penone made plaster molds of tree parts and cast them in bronze, erecting an artificial tree, piece by piece. From the roots, an anthropomorphic helix of bark emerges, becoming a figure in contrapposto, facing its botanical counterpart. Penone thinks of such convergences as gesti vegetali (plant-like gestures). In his hands, the human form is freed from the tree, and the tree, in turn, reveals the visceral qualities of the human body. Using sculptural media and techniques, he releases the animas of things, thus uniting the essence of nature with the sensations of direct human action.
A survey exhibition of Penone's work organized and supported by FENDI and curated by Massimiliano Gioni, will be on view at the Palazzo della Civiltà Italiana in Rome from January 27 to July 16, 2017.
GIUSEPPE PENONE EQUIVALENZE JANUARY 27 - APRIL 15, 2017
GAGOSIAN GALLERY- Via Francesco Crispi 16-Roma
Le vene d'acqua che sgorgano dal terreno scorrono in rivoli che confluiscono, come i rami nel tronco, come le dita nel palmo di una mano, come il bronzo nella matrice di un albero. —Giuseppe Penone Equivalenze è la nuova mostra di sculture di Giuseppe Pennone presentata Venerdì 27 Gennaio alla Gagosian Gallery di Roma.
In Equivalenze Penone utilizza il processo scultoreo per rivelare le corrispondenze tra il corpo e la natura. Forme di terracotta modellate nel pugno dell'artista contengono l'impronta della sua energica presa. Penone le ha fissate su piastre di metallo dove l'ossidazione riproduce il contatto della pelle con la superficie dando vita ad una vivace astrazione che richiama le ombre tremolanti di una pianta rigogliosa o le macchie intermittenti di un paesaggio fauve: una zona di confine tra natura e arte. Le opere di Penone sono memorie corporee, materializzate, testimoni della sua idea che anche noi, come le rocce, gli alberi, e l'acqua, siamo costantemente in trasformazione, e trasformati dall'ambiente circostante. I nostri gesti rispecchiano la tortuosità e la verticalità degli alberi che contengono testimonianze concentriche del tempo nel loro legno. Per l'opera Equivalenze (2016), Penone ha realizzato il calco in gesso di alcune parti di un albero, facendone poi una fusione in bronzo. Dalle radici emerge una spirale antropomorfa di corteccia che si trasforma in figura di fronte alla sua controparte vegetale, in un'equivalenza di forme tra il negativo dell'albero e il negativo della persona. Penone considera questi incontri come gesti vegetali. Nelle sue mani la forma umana viene liberata dall'albero e l'albero, a sua volta, rivela i tratti viscerali del corpo. Attraverso la scultura, Penone svela l'anima delle cose, creando un legame tra l'essenza della natura e la percezione del gesto umano.
Una mostra sul lavoro di Penone, promossa e organizzata da FENDI e curata da Massimiliano Gioni, sarà visitabile al Palazzo della Civiltà Italiana a Roma dal 27 gennaio al 16 luglio 2017.
Equivalenze is the new exhibition about Giuseppe Pennone's sculptures, that was opened at Gagosian Gallery in Rome.
In "Equivalenze," Penone uses sculptural attitude and artifice to reveal corresponding systems in organic materials and bodies. Fist-sized terracotta moldings bear the precise imprint of his forceful grip. The terracottas are appended to iron plates, which he has oxidized in areas of repeated strokes. The repetition of blots and arcs yields a lively abstraction that resembles the flickering shadows of a leafy plant or the staccato marks of a Fauvist landscape—the ambiguous zone between nature and art. Penone's works are bodily memories, materialized. They speak to his belief that we, like rocks, trees, and water, are constantly molding, and being molded by, our environments. Our gestures mirror the twisting and stretching of trees, which contain concentric records of time in their wood. For a new sculpture, Equivalenze (2016), Penone made plaster molds of tree parts and cast them in bronze, erecting an artificial tree, piece by piece. From the roots, an anthropomorphic helix of bark emerges, becoming a figure in contrapposto, facing its botanical counterpart. Penone thinks of such convergences as gesti vegetali (plant-like gestures). In his hands, the human form is freed from the tree, and the tree, in turn, reveals the visceral qualities of the human body. Using sculptural media and techniques, he releases the animas of things, thus uniting the essence of nature with the sensations of direct human action.
A survey exhibition of Penone's work organized and supported by FENDI and curated by Massimiliano Gioni, will be on view at the Palazzo della Civiltà Italiana in Rome from January 27 to July 16, 2017.
GIUSEPPE PENONE EQUIVALENZE JANUARY 27 - APRIL 15, 2017
GAGOSIAN GALLERY- Via Francesco Crispi 16-Roma
Le vene d'acqua che sgorgano dal terreno scorrono in rivoli che confluiscono, come i rami nel tronco, come le dita nel palmo di una mano, come il bronzo nella matrice di un albero. —Giuseppe Penone Equivalenze è la nuova mostra di sculture di Giuseppe Pennone presentata Venerdì 27 Gennaio alla Gagosian Gallery di Roma.
In Equivalenze Penone utilizza il processo scultoreo per rivelare le corrispondenze tra il corpo e la natura. Forme di terracotta modellate nel pugno dell'artista contengono l'impronta della sua energica presa. Penone le ha fissate su piastre di metallo dove l'ossidazione riproduce il contatto della pelle con la superficie dando vita ad una vivace astrazione che richiama le ombre tremolanti di una pianta rigogliosa o le macchie intermittenti di un paesaggio fauve: una zona di confine tra natura e arte. Le opere di Penone sono memorie corporee, materializzate, testimoni della sua idea che anche noi, come le rocce, gli alberi, e l'acqua, siamo costantemente in trasformazione, e trasformati dall'ambiente circostante. I nostri gesti rispecchiano la tortuosità e la verticalità degli alberi che contengono testimonianze concentriche del tempo nel loro legno. Per l'opera Equivalenze (2016), Penone ha realizzato il calco in gesso di alcune parti di un albero, facendone poi una fusione in bronzo. Dalle radici emerge una spirale antropomorfa di corteccia che si trasforma in figura di fronte alla sua controparte vegetale, in un'equivalenza di forme tra il negativo dell'albero e il negativo della persona. Penone considera questi incontri come gesti vegetali. Nelle sue mani la forma umana viene liberata dall'albero e l'albero, a sua volta, rivela i tratti viscerali del corpo. Attraverso la scultura, Penone svela l'anima delle cose, creando un legame tra l'essenza della natura e la percezione del gesto umano.
Una mostra sul lavoro di Penone, promossa e organizzata da FENDI e curata da Massimiliano Gioni, sarà visitabile al Palazzo della Civiltà Italiana a Roma dal 27 gennaio al 16 luglio 2017.
Giuseppe Penone in his Turin studio, Italy, November 2016 ©Archivio Penone. Photo by Angela Moore. |
Friday, January 27, 2017
MIART 2017
DAL 31 MARZO AL 2 APRILE A MILANO TORNA LA ARTWEEK PIU’ IMPORTANTE D’ITALIA: MIART 2017
175 GALLERIE INTERNAZIONALI PROVENIENTI DA 14 PAESI 6 PREMI E UN FONDO ACQUISIZIONI DA 100.000 EURO OLTRE 60 CURATORI, DIRETTORI DI MUSEO E PERSONALITA’ DA TUTTO IL MONDO COINVOLTI NELLE SEZIONI DELLA FIERA, NELLE GIURIE E NEI TALK UNA SETTIMANA DI INCONTRI, INAUGURAZIONI, MOSTRE ED EVENTI IN TUTTA LA CITTÀ, DENTRO E FUORI DAI PADIGLIONI DELLA FIERA
Mancano poco più di due mesi a miart 2017, la ventiduesima edizione della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per la prima volta da Alessandro Rabottini. Dal 30 marzo al 2 aprile i padiglioni di fieramilanocity accoglieranno 175 gallerie internazionali che ancora una volta rappresentano il meglio dell’arte moderna e contemporanea e del design a edizione limitata. Si conferma importante la presenza di gallerie straniere che quest’anno partecipano alla fiera milanese: saranno infatti 71 le gallerie estere provenienti da 13 paesi oltre l’Italia (Austria, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Repubblica Slovacca, Romania, Spagna, Sudafrica, Stati Uniti, Svizzera), con una spiccata presenza di gallerie provenienti da Stati Uniti e Gran Bretagna – a testimoniare la forte attenzione del mercato più vivace del mondo verso miart. Con l’edizione del 2017 miart si conferma la fiera in Italia con la più ampia offerta cronologica, attraverso la presenza di opere che spaziano dai primi anni del secolo scorso fino alle più recenti sperimentazioni. Numerose le importanti gallerie internazionali che confermano la loro presenza dopo aver partecipato alle precedenti edizioni, come Alfonso Artiaco (Napoli), Bortolami (New York), Campoli Presti (Londra-Parigi), Cardi (Londra-Milano), Clearing (New York-Bruxelles), Sadie Coles HQ (Londra), Continua (San Gimignano-Beijing-Les Moulins-L’Avana), Raffaella Cortese (Milano), Massimo De Carlo (Milano-Londra-Hong Kong), Greene Naftali (New York), Kaufmann Repetto (Milano-New York), König Galerie (Berlino), Andrew Kreps (New York), Emanuel Layr (Vienna-Roma), Lelong (Parigi-New York), Giò Marconi (Milano), Mazzoleni (Torino-Londra), Massimo Minini (Brescia), Office Baroque (Bruxelles), Robilant+Voena (Londra-Milano), Lia Rumma (Milano-Napoli), Richard Saltoun (Londra), Seventeen (Londra-New York), Sperone (Sent), T293 (Roma), Tega (Milano), Tornabuoni (Firenze-Londra-Milano-Parigi), Michael Werner (New York-Londra), Wilkinson (Londra), Zero... (Milano). Tra le molte gallerie che si aggiungono per la prima volta spiccano 47 Canal (New York), A Gentil Carioca (Rio de Janeiro) , The Approach (Londra) (Berlino) Art:Concept (Parigi), Marianne Boesky (New York), Hollybush Gardens (Londra), Antoine Levi (Parigi),  Stuart Shave/Modern Art (Londra), Nahmad Project (Londra), Nathalie Obadia (Parigi-Bruxelles), Gregor Podnar (Berlino), Jocelyn Wolff (Parigi), Zeno X (Anversa). Miart è anche l’unica fiera ad avere al suo interno una sezione dedicata al design d’autore e da collezione: anche quest’anno la sezione Object conferma la partecipazione di influenti gallerie tra cui Dimoregallery (Milano), Luisa delle Piane (Milano), Erastudio Apartment (Milano), Giustini/Stagetti Galleria O. (Roma), Nilufar (Milano), Rossella Colombari (Milano), Antonella Villanova (Firenze).
Da lunedì 27 marzo e per tutta la durata della fiera. Ogni giorno aperture e visite speciali: dall’inaugurazione della personale di Santiago Sierra al PAC, per proseguire con gli opening delle mostre alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, all’Albergo Diurno di Porta Venezia, a cura del FAI, ad Assab One, a FM Centro per l’Arte Contemporanea dei Frigoriferi Milanesi e al Triennale Design Museum; dalle aperture straordinarie della mostra a Palazzo Reale dedicata a Keith Haring, della mostra dedicata alla scultura tra Ottocento e Novecento alla GAM e al Museo del Novecento con il progetto Andy Warhol. Sixty Last Suppers e la presentazione del Premio Acacia 2017, per proseguire con quelle della nuova mostra alla Fondazione Carriero e dei progetti di Fondazione Prada Milano, fino alle visite speciali alla mostra di Miroslav Balka e l’evento di finissage della mostra personale di Laure Prouvost da Pirelli HangarBicocca, per concludere con le vetrine d’artista realizzate da Paola Pivi per la Rinascente in piazza Duomo e i mille altri appuntamenti ancora in preparazione.
fieramilanocity
ingresso viale Scarampo, Milano gate 5, padiglione 3
www.miart.it
www.carnetdemiart.it
IMMAGINI GALLERIE:
175 GALLERIE INTERNAZIONALI PROVENIENTI DA 14 PAESI 6 PREMI E UN FONDO ACQUISIZIONI DA 100.000 EURO OLTRE 60 CURATORI, DIRETTORI DI MUSEO E PERSONALITA’ DA TUTTO IL MONDO COINVOLTI NELLE SEZIONI DELLA FIERA, NELLE GIURIE E NEI TALK UNA SETTIMANA DI INCONTRI, INAUGURAZIONI, MOSTRE ED EVENTI IN TUTTA LA CITTÀ, DENTRO E FUORI DAI PADIGLIONI DELLA FIERA
Mancano poco più di due mesi a miart 2017, la ventiduesima edizione della fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano organizzata da Fiera Milano e diretta per la prima volta da Alessandro Rabottini. Dal 30 marzo al 2 aprile i padiglioni di fieramilanocity accoglieranno 175 gallerie internazionali che ancora una volta rappresentano il meglio dell’arte moderna e contemporanea e del design a edizione limitata. Si conferma importante la presenza di gallerie straniere che quest’anno partecipano alla fiera milanese: saranno infatti 71 le gallerie estere provenienti da 13 paesi oltre l’Italia (Austria, Belgio, Brasile, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Repubblica Slovacca, Romania, Spagna, Sudafrica, Stati Uniti, Svizzera), con una spiccata presenza di gallerie provenienti da Stati Uniti e Gran Bretagna – a testimoniare la forte attenzione del mercato più vivace del mondo verso miart. Con l’edizione del 2017 miart si conferma la fiera in Italia con la più ampia offerta cronologica, attraverso la presenza di opere che spaziano dai primi anni del secolo scorso fino alle più recenti sperimentazioni. Numerose le importanti gallerie internazionali che confermano la loro presenza dopo aver partecipato alle precedenti edizioni, come Alfonso Artiaco (Napoli), Bortolami (New York), Campoli Presti (Londra-Parigi), Cardi (Londra-Milano), Clearing (New York-Bruxelles), Sadie Coles HQ (Londra), Continua (San Gimignano-Beijing-Les Moulins-L’Avana), Raffaella Cortese (Milano), Massimo De Carlo (Milano-Londra-Hong Kong), Greene Naftali (New York), Kaufmann Repetto (Milano-New York), König Galerie (Berlino), Andrew Kreps (New York), Emanuel Layr (Vienna-Roma), Lelong (Parigi-New York), Giò Marconi (Milano), Mazzoleni (Torino-Londra), Massimo Minini (Brescia), Office Baroque (Bruxelles), Robilant+Voena (Londra-Milano), Lia Rumma (Milano-Napoli), Richard Saltoun (Londra), Seventeen (Londra-New York), Sperone (Sent), T293 (Roma), Tega (Milano), Tornabuoni (Firenze-Londra-Milano-Parigi), Michael Werner (New York-Londra), Wilkinson (Londra), Zero... (Milano). Tra le molte gallerie che si aggiungono per la prima volta spiccano 47 Canal (New York), A Gentil Carioca (Rio de Janeiro) , The Approach (Londra) (Berlino) Art:Concept (Parigi), Marianne Boesky (New York), Hollybush Gardens (Londra), Antoine Levi (Parigi),  Stuart Shave/Modern Art (Londra), Nahmad Project (Londra), Nathalie Obadia (Parigi-Bruxelles), Gregor Podnar (Berlino), Jocelyn Wolff (Parigi), Zeno X (Anversa). Miart è anche l’unica fiera ad avere al suo interno una sezione dedicata al design d’autore e da collezione: anche quest’anno la sezione Object conferma la partecipazione di influenti gallerie tra cui Dimoregallery (Milano), Luisa delle Piane (Milano), Erastudio Apartment (Milano), Giustini/Stagetti Galleria O. (Roma), Nilufar (Milano), Rossella Colombari (Milano), Antonella Villanova (Firenze).
Da lunedì 27 marzo e per tutta la durata della fiera. Ogni giorno aperture e visite speciali: dall’inaugurazione della personale di Santiago Sierra al PAC, per proseguire con gli opening delle mostre alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, all’Albergo Diurno di Porta Venezia, a cura del FAI, ad Assab One, a FM Centro per l’Arte Contemporanea dei Frigoriferi Milanesi e al Triennale Design Museum; dalle aperture straordinarie della mostra a Palazzo Reale dedicata a Keith Haring, della mostra dedicata alla scultura tra Ottocento e Novecento alla GAM e al Museo del Novecento con il progetto Andy Warhol. Sixty Last Suppers e la presentazione del Premio Acacia 2017, per proseguire con quelle della nuova mostra alla Fondazione Carriero e dei progetti di Fondazione Prada Milano, fino alle visite speciali alla mostra di Miroslav Balka e l’evento di finissage della mostra personale di Laure Prouvost da Pirelli HangarBicocca, per concludere con le vetrine d’artista realizzate da Paola Pivi per la Rinascente in piazza Duomo e i mille altri appuntamenti ancora in preparazione.
fieramilanocity
ingresso viale Scarampo, Milano gate 5, padiglione 3
www.miart.it
www.carnetdemiart.it
IMMAGINI GALLERIE:
Ribot-Grimmuseum-Hollybush Gardens-The Approach Gallery-Contini-Guastalla-Lorenzelli-Open Art-Spazia Dadamiano-Varrengia-Werner-Colleoni |
Thursday, January 26, 2017
PARIS HAUTE COUTURE S/S2017 #3
Maison Margiela:Tagli e assemblamenti destrutturati John Galliano reinterpreta lo stile di Margiela a modo suo, che a mio parere è quanto di più lontano ci sia dal mood austero e minimale del marchio fondato dallo stilista belga.
Preziosissima come ci ha da sempre abituato con i suoi abiti da red carpet Elie Saab, lo stilista libanese s'ispira all'Egitto, i colori sono quelli delle dune del deserto e del cielo celeste polvere, trasparenze coperte da ricami e applicazioni che donano una luce calda.
"Boulevard of Broken Dreams", è il titolo della sfilata di Viktor&Rolf dove i sogni infranti equivalgono ai vestiti strappati, tagliati e poi riassemblati; rifacendosi all'antica tecnica giapponesi del kintsugi, con cui si riunivano pezzi di porcellana con l'oro colato, allo stesso modo vecchi abiti in un collage di tessuti riprendono vita per far tornare a sognare.
Manca di un'identità forte questa collezione di Jean Paul Gaultier, sfilano tailleur pantaloni, lunghi abiti fiorati, rigati, bustini..un mix and match di tutto quello che gli sarà passato per la testa.
Si chiude in bellezza con la sfilata di Valentino, omaggio alle dee greche, colori tenui, polverosi interrotti solo da un laminato fuxia e due rossi Valentino. Bellissime le tuniche effetto mantella dalla silhouette leggermente a uovo, scollature orizzontali alle spalle o al décolleté da cui parte un morbido cady che sfiora il suolo, questa collezione mi rimanda ad un Balenciaga degli anni '60, ma più morbido e meno strutturato, Pier Paolo Piccioli sa far bene anche da solo.
Preziosissima come ci ha da sempre abituato con i suoi abiti da red carpet Elie Saab, lo stilista libanese s'ispira all'Egitto, i colori sono quelli delle dune del deserto e del cielo celeste polvere, trasparenze coperte da ricami e applicazioni che donano una luce calda.
"Boulevard of Broken Dreams", è il titolo della sfilata di Viktor&Rolf dove i sogni infranti equivalgono ai vestiti strappati, tagliati e poi riassemblati; rifacendosi all'antica tecnica giapponesi del kintsugi, con cui si riunivano pezzi di porcellana con l'oro colato, allo stesso modo vecchi abiti in un collage di tessuti riprendono vita per far tornare a sognare.
Manca di un'identità forte questa collezione di Jean Paul Gaultier, sfilano tailleur pantaloni, lunghi abiti fiorati, rigati, bustini..un mix and match di tutto quello che gli sarà passato per la testa.
Si chiude in bellezza con la sfilata di Valentino, omaggio alle dee greche, colori tenui, polverosi interrotti solo da un laminato fuxia e due rossi Valentino. Bellissime le tuniche effetto mantella dalla silhouette leggermente a uovo, scollature orizzontali alle spalle o al décolleté da cui parte un morbido cady che sfiora il suolo, questa collezione mi rimanda ad un Balenciaga degli anni '60, ma più morbido e meno strutturato, Pier Paolo Piccioli sa far bene anche da solo.
Maison Margiela |
Elie Saab |
Viktor&Rolf |
Jean Paul Gaultier |
Valentino |
Valentino |
Valentino |
Wednesday, January 25, 2017
PARIS HAUTE COUTURE S/S2017 #2
Allestimento di specchi al Grand Palais dove sfila una collezione di Chanel costruita attorno ad alte cinture. La sfilata comincia con tailleur di tweed con scollature dritte e gonne al ginocchio e pian piano si arricchisce di abiti con balze indossati su alti cuissard con applicazioni preziose, per poi arrivare ad elegantissimi abiti tempestati da pietre preziose e marabù, tutti rigorosamente con cintura metallica in vita, per finire con Lily Rose Depp che esce con un pomposo abito di tulle rosa con ampie maniche composte da volant, gonna a balze con strascico e cintura alta rosa attorno alla vita..of course.
Il tulle c'è anche da Alexis Mabille, ondulato attorno al collo o che cinge il decollate, lo stilista francese fa sfilare 26 capi con colori accesissimi.
Mentre Giorgio Armani Privè accentra la collezione su un unico colore: l'arancio e tutte le sue sfumature dall'ocra al corallo all'oro, creando un atmosfera calda, impreziosita da tessuti laminati e operati. Le giacche avvitate con le spalle dritte, le gonne lunghe e affusolate creano una silhouette slanciata, elegante e austera, austerità che si contrappone alle atmosfere solari delle nuances dei raggi della stella madre.
Il tulle c'è anche da Alexis Mabille, ondulato attorno al collo o che cinge il decollate, lo stilista francese fa sfilare 26 capi con colori accesissimi.
Mentre Giorgio Armani Privè accentra la collezione su un unico colore: l'arancio e tutte le sue sfumature dall'ocra al corallo all'oro, creando un atmosfera calda, impreziosita da tessuti laminati e operati. Le giacche avvitate con le spalle dritte, le gonne lunghe e affusolate creano una silhouette slanciata, elegante e austera, austerità che si contrappone alle atmosfere solari delle nuances dei raggi della stella madre.
Chanel |
Chanel |
Alexis Mabille |
Giorgio Armani Privé |
Giorgio Armani Privé |
Tuesday, January 24, 2017
THE NIGHT ILLUMINATES THE NIGHT-FROM TODAY AT MACRO TESTACCIO
Rafael Y. Herman shoots without knowing the landscape or seeing his subject, revealing an imaginary reality in his work.
Herman pursues his nocturnal research through portraits of three different environs: the rich and spiritually suggestive Forests of the Galilee, the fecund
wild flowers and fields of the Judean Mountains, and the Mediterranean Sea. His images
invite us to discuss the invisible or, as the artist sometimes likes to describe it, the “non-seen” (which is the light itself). Grappling with the unseen is an age-old quest - philosophy, religion, psychology, quantum mechanics - all postulate on what is, what is observed and what is true.
Herman’s work exists within these realms and queries essential questions about our experience on earth.Working at night in full darkness, with the medium of photography to document his research, Herman produces a created reality, offering to his public as the Old Master painters did, ideal landscapes that only exist in their art. The exhibition focuses on a five-year dialogue the artist established with Old Master painters who depicted the Holy Land, a land that they had never seen. Like these painters, Herman does not see the landscape either; his works are a result of idealisation and imagination. He often questions: “If it is not seen, does it exist?” And, “if it exists, in what way? Is it exactly the way we see it in everyday light? What is the role of light in existence?”
The Night Illuminates The Night
curated by Giorgia Calò and Stefano Rabolli Pansera
MACRO Testaccio Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma Padiglione A
January 24-March 26, 2017
Rafael Y. Herman scatta senza conoscere il paesaggio o vedere il soggetto, rivelando così nei suoi lavori una realtà immaginaria. Herman persegue la sua ricerca notturna attraverso ritratti di tre diversi ambienti: la ricca e spiritualmente suggestiva Foresta della Galilea, i campi fecondi e i fiori selvaggi dei Monti della Giudea, e il Mar Mediterraneo. Le sue immagini ci invitano a riflettere su l’invisibile o, come l’artista usa definirlo, il “non visto” (che è la luce stessa). La lotta con l’invisibile è una questione arcaica, affrontata non solo dall’arte ma anche dalla filosofia, dalla religione, dalla psicologia, dalla meccanica quantistica, che hanno cercato nel corso dei secoli di definire cosa è reale e cosa invece è solo percepito. Il lavoro di Herman persiste entro questi scenari e pone questioni fondamentali sulla nostra esperienza sulla Terra.
Lavorando di notte in piena oscurità, con il solo mezzo fotografico atto a documentare la sua ricerca, Herman produce quindi una realtà “ricreata”, offrendo al suo pubblico paesaggi ideali che esistono solo nelle sue opere, così come fecero i grandi maestri.
L’esposizione si concentra su un lavoro durato cinque anni. In questo arco di tempo Rafael Y. Herman ha cercato di stabilire un dialogo con i grandi maestri della pittura che hanno rappresentato la Terra Santa, una terra che in realtà non ebbero avuto mai modo di vedere. Come loro, Herman è messo nella condizione di non poter vedere il paesaggio perché le sue opere sono state realizzate nel buio totale e dunque sono il risultato dell’idealizzazione e dell’immaginazione. Herman ha seguito la sua ricerca basandosi su alcuni quesiti: “Se non si vede, esiste davvero?” E ancora “Se esiste, in che modo? È esattamente lo stesso modo in cui vediamo le cose con la luce di ogni giorno? Qual è il ruolo della luce nell’esistenza?”
The Night Illuminates The Night
a cura di Giorgia Calò e Stefano Rabolli Pansera
MACRO Testaccio Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma Padiglione A
25 gennaio – 26 marzo 2017
Herman’s work exists within these realms and queries essential questions about our experience on earth.Working at night in full darkness, with the medium of photography to document his research, Herman produces a created reality, offering to his public as the Old Master painters did, ideal landscapes that only exist in their art. The exhibition focuses on a five-year dialogue the artist established with Old Master painters who depicted the Holy Land, a land that they had never seen. Like these painters, Herman does not see the landscape either; his works are a result of idealisation and imagination. He often questions: “If it is not seen, does it exist?” And, “if it exists, in what way? Is it exactly the way we see it in everyday light? What is the role of light in existence?”
The Night Illuminates The Night
curated by Giorgia Calò and Stefano Rabolli Pansera
MACRO Testaccio Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma Padiglione A
January 24-March 26, 2017
Rafael Y. Herman scatta senza conoscere il paesaggio o vedere il soggetto, rivelando così nei suoi lavori una realtà immaginaria. Herman persegue la sua ricerca notturna attraverso ritratti di tre diversi ambienti: la ricca e spiritualmente suggestiva Foresta della Galilea, i campi fecondi e i fiori selvaggi dei Monti della Giudea, e il Mar Mediterraneo. Le sue immagini ci invitano a riflettere su l’invisibile o, come l’artista usa definirlo, il “non visto” (che è la luce stessa). La lotta con l’invisibile è una questione arcaica, affrontata non solo dall’arte ma anche dalla filosofia, dalla religione, dalla psicologia, dalla meccanica quantistica, che hanno cercato nel corso dei secoli di definire cosa è reale e cosa invece è solo percepito. Il lavoro di Herman persiste entro questi scenari e pone questioni fondamentali sulla nostra esperienza sulla Terra.
Lavorando di notte in piena oscurità, con il solo mezzo fotografico atto a documentare la sua ricerca, Herman produce quindi una realtà “ricreata”, offrendo al suo pubblico paesaggi ideali che esistono solo nelle sue opere, così come fecero i grandi maestri.
L’esposizione si concentra su un lavoro durato cinque anni. In questo arco di tempo Rafael Y. Herman ha cercato di stabilire un dialogo con i grandi maestri della pittura che hanno rappresentato la Terra Santa, una terra che in realtà non ebbero avuto mai modo di vedere. Come loro, Herman è messo nella condizione di non poter vedere il paesaggio perché le sue opere sono state realizzate nel buio totale e dunque sono il risultato dell’idealizzazione e dell’immaginazione. Herman ha seguito la sua ricerca basandosi su alcuni quesiti: “Se non si vede, esiste davvero?” E ancora “Se esiste, in che modo? È esattamente lo stesso modo in cui vediamo le cose con la luce di ogni giorno? Qual è il ruolo della luce nell’esistenza?”
The Night Illuminates The Night
a cura di Giorgia Calò e Stefano Rabolli Pansera
MACRO Testaccio Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma Padiglione A
25 gennaio – 26 marzo 2017
Montem 12 |
Nocte Decus |
Imaginarium Silvarum |
Somnum Rubrum |
Aquam Superiorem |
PARIS HAUTE COUTURE S/S2017 #1
Bertrand Guyon reinterpreta le stampe e i disegni surreali e iconici di Elsa Schiaparelli come l'aragosta, la serratura i profili, giocando su linee geometriche, tessuti laminati e stivali cuissard in vernice con intarsi a cuore e tacco in plexiglass. Il marchio ormai di Della Valle rivive una fase di freschezza e ironia.
Tulle pvc e giochi ottici sono il segno distintivo della stilista olandese Iris van Herpen che con i suoi abiti scultorei continua a sorprenderci riuscendo ad essere contemporaneamente poetici e moderni.
Saltano all'occhio le maschere in tulle di Stephen Jones che Maria Grazia Chiuri ha fatto indossare sugli abiti che ha progettato per Christian Dior, abiti a prima vista austeri ma che si trasformano in vestiti fiabeschi per fate e regine del bosco.
Solo tredici i modelli di Givenchy, si alternano al total black insoliti abiti quadrettati e un opulento abito rosa pallido con piume e merletti.
Intarsi e applicazioni preziose sugli abiti dal taglio impeccabile e sartoriale per lo stilista partenopeo Francesco Scognamiglio.
Giambattista Valli fa sfilare romantiche principesse con ampie gonne a corolla realizzate in sognanti nuvole di tulle o con fiori ricamati, e poi piume, mini asimmetriche con strascico e volant, o tubini a trapezio di seta bianca con delicati steli di fiori dipinti. Una collezione bellissima, mi chiedo solo perché i vestiti non siano stati stirati prima di farli sfilare, spacchettati e mandati in passerella, non so se sia stato fatto volutamente, ma abiti così delicati non lo meritavano.
Tulle pvc e giochi ottici sono il segno distintivo della stilista olandese Iris van Herpen che con i suoi abiti scultorei continua a sorprenderci riuscendo ad essere contemporaneamente poetici e moderni.
Saltano all'occhio le maschere in tulle di Stephen Jones che Maria Grazia Chiuri ha fatto indossare sugli abiti che ha progettato per Christian Dior, abiti a prima vista austeri ma che si trasformano in vestiti fiabeschi per fate e regine del bosco.
Solo tredici i modelli di Givenchy, si alternano al total black insoliti abiti quadrettati e un opulento abito rosa pallido con piume e merletti.
Intarsi e applicazioni preziose sugli abiti dal taglio impeccabile e sartoriale per lo stilista partenopeo Francesco Scognamiglio.
Giambattista Valli fa sfilare romantiche principesse con ampie gonne a corolla realizzate in sognanti nuvole di tulle o con fiori ricamati, e poi piume, mini asimmetriche con strascico e volant, o tubini a trapezio di seta bianca con delicati steli di fiori dipinti. Una collezione bellissima, mi chiedo solo perché i vestiti non siano stati stirati prima di farli sfilare, spacchettati e mandati in passerella, non so se sia stato fatto volutamente, ma abiti così delicati non lo meritavano.
Schiaparelli |
Iris van Herpen |
Christian Dior |
Givenchy |
Francesco Scognamiglio |
Giambattista Valli |
Monday, January 23, 2017
MENSWEAR FASHION SHOW F/W 2017/18
Milano, Parigi e Londra- si sono concluse le sfilate uomo per il prossimo inverno.
Tanto sportswear ma anche abiti classici e qualche tocco di eccentricità, soprattutto a Londra.
Colori della terra accostati al beige e cipria (sdoganato ormai anche per lui e utilizzato anche da brands superclassici come Ermenegildo Zegna che ha sfilato con una collezione perfetta).
Molti i pantaloni ampi e morbidi (Ami, Andrea Pompilio, Marni, Palm Angels, Armani, Abley-Casely..) ma anche chiusi con un elastico alla caviglia o classici a sigaretta. Bermuda pure d'inverno e capispalla ampi e scivolati-bellissimi quelli di Dries Van Noten- mentre le ampiezze squadrate di Balenciaga rimandano in tutto e per tutto alle linee di Vetements. Neil Barrett resta fedele alle suo stile asciutto e minimale, linee asciutte che invece Dior Homme abbandona per prediligere forme più ampie e morbide. Molta maglieria colorata da Givenchy-(grafica), Y Project-(pop), Missoni-(con sfumature calde e fantasie optical) e fantasie geometriche sui maglioni di Prada. E' la pelle però la protagonista della collezione di Prada che ci rimanda agli anni '70, con pantaloni dritti, trench e giacche con colli di pelliccia e chiusi da una cintura in vita.
Sneakers completano outfit sportivi ma anche quelli più classici.
MILANO
PARIS
LONDON
Sneakers completano outfit sportivi ma anche quelli più classici.
MILANO
PARIS
LONDON