Sei i capolavori esposti, tutti scelti attorno al Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria di Lotto delle Gallerie Nazionli, provenienti da New York (Metropolitan Museum of Art), Parigi (Musée du Louvre), Madrid (Museo Nacional del Prado) e Bergamo (Accademia Carrara), che restituiscono insieme, e tuttavia ognuno nella sua eccezionalità, “il senso del rosso” dei pittori veneti, utilizzato per tessere una fitta trama visiva e simbolica in cui si intrecciano valori civici, passioni religiose, affetti mondani, devozioni private, orgoglio professionale. Il rosso a Venezia è infatti materia eletta dell’arte: scienza segreta gelosamente custodita e tramandata da pittori, tintori, alchimisti e inventori. I dipinti in mostra, magnifici “studi in rosso” di Lorenzo Lotto, Giovanni Gerolamo Savoldo e Giovanni Cariani, rimettono in questione il tema della centralità della città lagunare sulla Venezia di terra: la grande qualità della pittura di queste opere, caratterizzate da una pennellata cangiante con sfumature variabili e tonalità sensuali, rifocalizza il luogo comune circa i presunti rapporti di dipendenza o sudditanza tra periferia e centro, tra Terraferma e Dominante. Generi tradizionalmente diversi, tra cui il ritratto, la storia biblica, il quadro devoto, la celebrazione biografica, sono accomunati da un lavoro di proiezione, riuso e migrazione dei motivi formali, compositivi e semantici dei grandi pittori veneziani, rielaborati in modo del tutto libero e autonomo da Cariani, Savoldo e Lotto. La mostra è anche un’occasione importante per gli appassionati di Lorenzo Lotto: per la prima volta a Roma, infatti, sarà possibile ammirare le due versioni del Matrimonio mistico di Santa Caterina di Alessandria (quello proveniente dall’Accademia Carrara e quello conservato nel Museo) a confronto con il Ritratto di Marsilio Cassotti e Faustina Assonica, dipinto che il Museo Nacional del Prado presta solo in via del tutto eccezionale.
IL COLORE PERFETTO Se c’è un colore perfetto per i veneziani è il rosso, anzi lo scarlatto. La storia, la fortuna, la ricchezza, l’arte della città e dei suoi domini sono stati tinti di rosso per tutto il XVI secolo. Oggetto di traffici e concorrenza spietata, di bramosie personali e di distinzione sociale, l’uso del rosso a Venezia è regolato da precise norme, privilegi e proscrizioni. Non per nulla, c’è persino una magistratura, quella “alle Pompe”, che ne sorveglia gli eccessi. Le industrie tessili e le botteghe dei tintori, vanto della città non meno di quelle dei pittori, fanno a gara per assicurarsi il rosso perfetto, il lussuoso “scarlatto veneziano”, succo di una pratica gelosamente custodita e tramandata, di un’alchimia “ingegnosa e degna da intelletti acuti”, come recita il primo trattato moderno di arte tintoria, il famoso Plictho di Giovan Ventura Rossetti (Venezia 1548). LA STOFFA DELLE IMMAGINI Ma, specialmente a Venezia, il rosso non è un fatto puramente visivo, è anche, e soprattutto, una materia colorata, un oggetto sinestetico, tattile oltre che ottico. Non a caso, “scarlatto” – per chi ama la filologia – è il nome di un tipo di stoffa prima che di un colore, che ha una sua consistenza, una sua resistenza, un suo modo di reagire all’ambiente: un “rouge laineux”, un rosso “lanoso”, come avrebbe detto Jean Paul Sartre ne L’imaginaire (1940).
Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557)
Cristo portacroce, 1526
Olio su tela, cm 66 x 60 Parigi, Musée du Louvre
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Giovanni Busi, detto Cariani (Fuipiano al Brembo, 1485 circa - Venezia, 1547)
Ritratto di Giovanni Benedetto Caravaggi, 1520-1521
Olio su tela, cm 82 x 82 Bergamo, Accademia Carrara
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Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) Matrimonio mistico di Santa Caterina di Alessandria, 1523 Olio su tela, cm 189,3 x 134,3 Bergamo, Accademia Carrara |
Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) Ritratto di Marsilio Cassotti e Faustina Assonica, 1523 Olio su tela, cm 71x84 Madrid, Museo Nacional del Prado |
Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556/1557) Matrimonio mistico di Santa Caterina di Alessandria, 1524 Olio su tela, cm 98x115 Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica |
Giovanni Gerolamo Savoldo (Brescia, 1480 circa – post 1548). San Matteo e l’angelo, 1534 ca. Olio su tela, cm. 93,4 x 124,5 New York, Metropolitan Museum of Art |
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