Jan Fabre artista poliedrico, performer, drammaturgo, regista, coreografo, disegnatore, scultore...in tutte queste vesti è a Napoli in una serie di mostre e performance.
Fabre intraprende un percorso di ricerca interdisciplinare, dedicato all'esplorazione delle modalità espressive più idonee per raggiungere, attraverso tecniche, materiali e linguaggi sempre in evoluzione e mutamento, il dominio del corpo umano e delle sue manifestazioni.
- Lunedi 26 giugno presso lo
Studio Trisorio è stata inaugurata la sua personale "
My Only Nation is Imagination" a cura di Melania Rossi.
In mostra sculture e disegni frutto della sua ricerca sul rapporto tra arte e scienza. Questa mostra raccoglie un nucleo di opere che indagano la natura del cervello, definito dall'artista "la parte più sexy del corpo umano".
-Giovedi 29 giugno invece, sul terrazzo del
museo MADRE sarà inaugurata l'opera iconica dell'artista belga Jan Fabre (Anversa, 1958)
L’uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) 1998 – 2016 a cura di Laura Trisorio, Melania Rossi e Andrea Viliani. L'opera, visibile fino al 19 dicembre 2017, è un inno alla capacità di continuare a sognare, di trascendere il tempo e lo spazio attraverso l’immaginazione ed è ispirata dall'affermazione che l'ornitologo Robert Stroud pronunciò nel momento della liberazione dalla prigione di Alcatraz, quando dichiarò, appunto, che si sarebbe d'ora in poi dedicato a “misurare le nuvole”. Esprimendo la sensazione di pianificare l'impossibile (appunto il tentativo di misurare un'entità mutevole e incostante come le nuvole), Fabre riflette su se stesso e sullo statuto della ricerca dell'artista, assimilata alla pretesa dello scienziato di travalicare il limite umano della conoscenza. Come artista e ricercatore, Fabre tenta costantemente, in effetti, di misurare le nuvole, ammettendo e dichiarando con la sua opera che la tensione verso il sapere ha limiti invalicabili che, però, è possibile accostare e affrontare attraverso la sperimentazione.
-Sabato 1 luglio, alle ore 11:30, al
Museo e Real Bosco di Capodimonte si inaugura la mostra Jan Fabre.
Naturalia e Mirabilia nell'ambito del ciclo Incontri sensibili, a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio: l'artista presenterà due opere realizzate interamente con gusci di scarabei, elemento distintivo e ricorrente della sua ricerca, ambientati in una Wunderkammer in dialogo con alcune rarità, tra naturalia (madrepore, rami di corallo, uova di struzzo, rostri di pesce sega, uova di struzzo) e mirabilia (oggetti d'arte realizzati in cristallo di rocca, bronzo, avorio, ambra, noci di cocco, corno di rinoceronte, corno di cervo, nonché manufatti provenienti da terre di esplorazione) accomunati dalla capacità di destare stupore generalmente per l’origine misteriosa, la tecnica o il materiale di realizzazione, collezionate dai Farnese tra il Cinquecento e il Seicento.
Fabre presenta due lavori:
Spanish Sword (Knight of modesty) – Spada spagnola (Cavaliere di umiltà) – è una spada in acciaio ricoperta di corazze naturali e iridescenti di scarabeo che evoca l’investitura cavalleresca, le armature cinquecentesche e la battaglia per l’arte che Jan Fabre ha intrapreso sin dal 2004 con il film Lancelot, una crociata in difesa della fantasia e dell’immaginazione come forme di conoscenza.
Railway Tracks to Death - Binari verso la Morte - appartiene alla serie Tribute to Hieronymus Bosch in Congo, realizzata dall’artista per indagare la controversa storia coloniale del Belgio. La superficie dell’opera, dall’aspetto prezioso, mutevole e cangiante, è ottenuta con una tecnica da sapiente mosaicista, montando insieme migliaia di ali di scarabeo di colori differenti su legno. Essi compongono una strana versione dello stemma delle ferrovie del Congo belga, al cui centro si riconoscono figurine zoomorfe ricorrenti nel linguaggio del maestro fiammingo Bosch, noto per il suo immaginario surreale e mostruoso.
- Infine, sabato 1 (ore 20:30) e domenica 2 luglio (ore 19:00), Fabre presenterà in anteprima mondiale la sua nuova produzione teatrale
Belgian Rules/Belgium Rules al Teatro Politeama di Napoli, nell’ambito del
Napoli Teatro Festival. Jan Fabre con Belgian Rules fa un omaggio alla terra madre. Dopo aver realizzato istallazioni e performance che celebrano l’universo animale e le pulsioni umane che di quel mondo sono partecipi e avversarie allo stesso tempo, il regista belga, celebra il volto complesso del suo “pazzo paese”.
Il Belgio è un minuscolo territorio in cui convivono tre regioni e si parlano tre diverse lingue. Ma è anche uno stato instabile che i vicini usano come palcoscenico di guerra. I suoi abitanti sono schiacciati da burocrazia e formalità, ma sono anche dei sovversivi. La parola razionale non riesce a rappresentarne tutte le sfaccettature e per farlo, Fabre usa il linguaggio più adatto ad afferrare quello che definisce il suo “viscido paese”, cioè la lingua immaginifica del teatro.
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Jan Fabre L'uomo che misura le nuvole (versione americana, 18 anni in più) 1998 - 2016 Veduta dell'allestimento, Madre · Museo d'arte contemporanea Donnaregina, Napoli, 2017 Collezione privata Courtesy Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli Foto © Amedeo Benestante |
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Top: The brains of my mother and my father, 2006 Down: Brain legs, 2010 |
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Top: 1-My only nation is imagination, 2014; 2- The brain of god (according to Thierry), 2014; 3-Laughter and bread mirror, 2014
Down: 1-Brain of an atheist, 2014; 2- The sweet and satisfied brain of the lab-monkey, 2014; 3- Brain with Star, 2012 |
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Left: My brain as a religion, 2008 - Right: Jumping brain-legs, 2009 |
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Spanish Sword (Knight of modesty), 2016
Jewel scarab wing-cases, steel 20,5 x 119 x 10,2 cm Copyright: Angelos bvba Photo: Pat Verbruggen |
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Belgian Rules/Belgium Rules |