The Alfredo Pirri's exhibition I pesci non portano fucili ( fish cannot carry guns) was extended until September 3, 2017
at the MACRO Testaccio.
The exhibition brings together 50 of the most important and meaningful works made by the artist throughout his career, from the 1980s to the present, emphasising his rhythmic alternation between fluidity and firmness, where rapid technique changes become an allegory of a mental time, marked by the elements that have always distinguished the artist’s research: space, colour and light. “This exhibition,” as the curator Ludovico Pratesi states, “allows for a comprehensive and reasoned reading of Alfredo Pirri’s complex research, through an itinerary structured as if it were a work of art itself. The space of the Macro Testaccio is interpreted by the artist so as to emphasise the fundamental components of his thought, to invite the visitor to share an immersive experience, playing on the harmony between space, light and colour.”
The exhibition opens with a work the artist created during his months of research in a temporary studio set up at Nomas Foundation: Quello che avanza (That Which Advances, 2017), conceived as a continuation of the research on light and colour that has always characterised his practice. Made up of 144 prints, the work is the result of his investigation on the technique of cyanotype, which allows the creation of large-scale photographic images off-camera, characterised by intense variations of blue. Of these prints, 130 testify to the phases of production of a work and the residuals produced by it, while 14 are the result of a unique procedure, with the use of feathers impressed directly onto sheets prepared with chemical substances and exposed to UV rays.
Among the other selected works, there is also Gas (1990), which combines conceptual and minimalist elements, and whose title evokes the invisible matter that crosses and fills the surrounding space; Squadre plastiche (Plastic Teams, 1987-88), with their immobility as mute witnesses and at the same time their painted colours, which reverberate on the wall like live energy; Verso N (Towards N, 2003), an installation in which fragments compose an imaginary horizon, a spiritual landscape crossed by beams of light that radiate into space, reflecting the colours of the painting; La stanza di Penna (Penna’s Room, 1999), made up of book covers arranged to create an urban skyline, a landscape bathed in dim light that recalls the colours of the sunset.
As a link between the two sections, the work Passi (Steps) acts as a threshold. This is a site-specific installation made up of mirrored floors that crumble under the footsteps of the artist and the viewer, creating deformed narratives that promote a dialectic dialogue with the surrounding space, its nature and its history.
È stata prorogata fino al 3 settembre 2017 la mostra di Alfredo Pirri al MACRO Testaccio, i pesci non portano fucili, la prima antologica dedicata all’artista curata da Benedetta Carpi De Resmini e Ludovico Pratesi e promossa da Roma Capitale.Il titolo del progetto è stato scelto dallo stesso Pirri in omaggio all’opera The Divine Invasion di Philip K. Dick (1981), in cui l’autore immagina una società disarmata e fluida come il mare aperto dentro il quale immergersi e riemergere dando forma ad avvenimenti multiformi.
L’esposizione riunisce 50 opere tra le più importanti e significative realizzate dall’artista nel corso della sua carriera dagli anni ‘80 ad oggi, sottolineando l’alternarsi ritmico di fluidità e fissità , dove i repentini mutamenti di tecnica diventano allegoria di un tempo mentale, scandito dagli elementi che da sempre contraddistinguono la ricerca dell’artista: lo spazio, il colore e la luce.
Apre la mostra l’opera che l’artista ha realizzato nei mesi di ricerca all’interno del laboratorio allestito alla Nomas Foundation: Quello che avanza (2017). Costituito da 144 stampe, il lavoro è frutto di una ricerca sulla tecnica della cianotipia, che consente di realizzare immagini fotografiche off-camera di grandi dimensioni, caratterizzate da intense variazioni di blu.
Tra le altre opere scelte, Gas (1990), lavoro che combina elementi concettuali e minimalisti, capace già nel titolo, di evocare una materia invisibile che attraversa e riempie lo spazio circostante; le Squadre plastiche (1987-88), con la loro immobilità di testimoni mute e contemporaneamente la loro pittura che si riverbera sulla parete come energia viva; Verso N (2003), installazione in cui i frammenti costruiscono un orizzonte immaginario, un paesaggio spirituale attraversato da fasci di luce che si irradiano nello spazio riflettendo i colori della pittura; La stanza di Penna (1999), costituita da copertine di libro disposte in modo da creare uno skyline urbano, paesaggio bagnato da una luce diffusa che ricorda i colori del tramonto.
A fare da raccordo tra le due sezioni l’opera Passi, che assume la valenza di una soglia. Si tratta di un’installazione site specific costituita da pavimenti di specchi che si frantumano sotto i passi dell'artista e dell'osservatore, creando narrazioni deformate che promuovono un dialogo dialettico con lo spazio circostante, la sua natura e la sua storia.
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