Martedì 28 novembre 2017 alle ore 19.00 negli spazi di
NonostanteMarras a Milano, inaugura la mostra
Per tutti la morte ha uno sguardo di
Mario Giacomelli, a cura di Francesca Alfano Miglietti e Giacomo Pigliapoco, in collaborazione con l'Archivio Mario Giacomelli e Katiuscia Biondi.
Per tutti la morte ha uno sguardo riprende un verso dalla poesia di Cesare Pavese: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi che Mario Giacomelli ha scelto come titolo per la serie fotografica sull'ospizio di Senigallia, con cui instaura un profondo legame sin dal 1954 e dove realizza alcune delle sue serie più famose.
Saranno esposti oltre cinquanta scatti delle serie più conosciute del fotografo marchigiano che testimoniano la sua indagine sullo strazio della realtà.
La mostra si sviluppa a partire dal primo scatto realizzato da Giacomelli: Approdo (1953), una foto scattata sul bagnasciuga, la vigilia di Natale del 1953, che ritrae un’onda dove tutto ciò che è visibile si smaterializza nel bianco della spuma, mentre rimane nitida una ciabatta trasportata dalle onde sulla battigia, con sopra una stella marina: un richiamo all’Uomo e a quello che ne rimane dopo il passaggio del tempo. Emergono qui tutta la tecnica e lo stile fotografico che contraddistingueranno poi Mario Giacomelli: l’immagine bruciata, i forti contrasti e l’ambientazione mossa, completamente sfuocata, che va contro ogni canone fotografico classico di pulizia formale.
Nella serie dei Paesaggi, capitolo cardine della sua opera, gli scatti eliminano l’unico punto di riferimento principale: il cielo. I paesaggi sono materia viva e pura, senza mediazioni né distrazioni. La scomparsa dell’orizzonte, il rifiuto dei mezzitoni, i contrasti nettissimi con il bianco che si innesta profondamente nel nero sono, per l’artista, l’indice di una natura che pulsa, che vive, di cui Giacomelli ritrae i “segni del suo paesaggio”. E nella rugosità di un albero (Motivo suggerito dal taglio dell’albero) o nei solchi dei campi arati Giacomelli rivede i volti segnati dai patimenti dei contadini.
La libertà della tecnica che la fotografia scopre in quegli anni, è servita a Giacomelli per superare i limiti del neorealismo con il quale si è formato, per approdare a un linguaggio diverso e personale in cui lo spettatore, l’artista e il soggetto raffigurato convivono tutti nella stessa scena, in uno sconfinamento e in uno spazio polidimensionale in cui l’arte si amalgama con la vita.
Io cerco di fotografare i pensieri. L'oggetto mi è utile per trasmettere quello che vuole dire. Niente viene a caso, il bianco, il nero.. (...) Per me non è importante la foto singola, ma la serie, il racconto. Ciò che conta è quel che nasce nella mia mente.
Mario Giacomelli (Senigallia, 1º agosto 1925 – Senigallia, 25 novembre 2000) è stato un tipografo, fotografo, poeta e pittore italiano.
Le sue foto sono presenti dal 1964 nella collezione permanente del MOMA di New York e oggi conservate nei maggiori musei e collezioni di tutto il mondo.