Ha inaugurato ieri a
Bergamo presso la
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, la mostra
Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile, prima esposizione di un ciclo espositivo triennale dedicato al tema della materia, ideato da Lorenzo Giusti.
Attivando un dialogo con la storia delle scoperte scientifiche e tecnologiche e un confronto con lo sviluppo delle teorie estetiche, Black Hole rivolge lo sguardo al lavoro di quegli artisti che hanno indagato l’elemento materiale nella sua più intrinseca valenza, laddove il concetto stesso di “materiale” si infrange per aprirsi a un’idea più profonda di “materia” come elemento originario, come sostanza primordiale costituente il tutto.
In particolare, l’esposizione intende raccontare questa dimensione attraverso tre diverse restituzioni: quella di chi ha guardato all’elemento materiale, concreto, come a un’entità originaria, precedente o alternativa alla forma; quella di chi ha interpretato la natura umana come parte di un più ampio discorso materiale e quella di chi, nel processo di penetrazione della materia, si è spinto nel profondo, ai confini della materialità stessa, cogliendone la dimensione infinitesimale ed energetica.
Attraverso una ricca selezione di opere realizzate tra la fine dell’Ottocento e i giorni nostri, il percorso espositivo illustra, all’interno di un’unica visione integrata, questa preziosa dialettica, oscillante tra la materialità dell’Informe e la materialità dell’Invisibile, poli soltanto apparentemente antitetici e in realtà coesistenti e complementari.
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Burri -Cretto, 1973 |
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Fischer - Untitled, 2012 |
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Fontana - Concetto Spaziale, Natura, 1959-60 |
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Manzoni - Senza titolo, 1957 |
Le opere presenti all’interno della prima sezione rifuggono dal rappresentare il mondo e utilizzano materiali, sia tradizionali sia inusuali, non come elementi da plasmare con l’intento di creare nuove forme, ma in virtù della loro valenza intrinseca, del loro presentarsi come “elementi in sé”. Configurazioni materiche che, per la loro indeterminatezza, restituiscono un’idea della realtà come sostanza in continuo mutamento. Si collocano all’origine di questo percorso le ricerche di Jean Fautrier, con le sue concrezioni di colore stratificato, e di
Lucio Fontana, con le sue Nature di materia incisa, la quale, penetrata e lacerata, animandosi si fa opera.
Una linea di ricerca che prosegue – tra gli altri – con le superfici grumose intessute di fenditure e lacerazioni di
Antoni Tàpies, la densità bituminosa delle Combustioni e dei Cretti di
Alberto Burri, presente anche nei primi lavori di
Piero Manzoni, e, decenni più tardi, i Big Clay “senza forma” di
Urs Fischer, le statue “colanti” di
Cameron Jamie, le eteree astrazioni screpolate di
Ryan Sullivan.
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Baj -Forme nucleari, 1951 |
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Dubuffet - Brunetta dal volto carnoso, 1951 |
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Giacometti - Lotar II, 1964-65 |
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Josephsohn - Untitled, 2003 |
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Peake - You, me, us, 2016 |
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Rosso - Ecce Puer, 1906 |
La materia che permea l’universo e che tutto crea e compone definisce anche la natura umana. Questo lasciano intendere i lavori degli artisti presenti nella seconda sezione della mostra, dove, all’interno di un percorso articolato e trasversale, sono messe a confronto le opere di autori di generazioni diverse contraddistinte da una forte componente materica e allo stesso tempo da una presenza, più o meno manifesta, dell’elemento antropomorfo. Lavori in cui il corpo umano è dunque in primis un “corpo materico” e in cui la figura, accennata o scomposta, si fa veicolo di una visione integrata del mondo, tenuta assieme dal principio stesso della materia.
Le sintesi plastiche di
Auguste Rodin e
Medardo Rosso, con le loro immagini di volti e corpi affioranti da blocchi indistinti, costituiscono un significativo precedente storico per la ricerca di una serie di artisti che, in forme diverse, hanno fatto convergere dentro un'unica visione creativa il discorso sulla materia e l’indagine sull’uomo. Ne è un esempio
Alberto Giacometti, con le sue figure “intrappolate”, “sempre a mezza via fra l’essere e il non essere”, per citare Jean-Paul Sartre, così come lo scultore svizzero
Hans Josephsohn, con le sue caratteristiche teste monolitiche, imprigionate dentro blocchi di materia compatta.
Volto e materia, prettamente pittorica, ritornano nei primi dipinti informali di
Enrico Baj, nelle Dame di
Jean Dubuffet degli inizi degli anni Cinquanta così come nei lavori di
Karel Appel e
Asger Jorn, storici membri del
gruppo Co.Br.A., caratterizzati dall’utilizzo di colori brillanti, violente pennellate e figure umane distorte.
A questi maestri della modernità sono affiancati lavori di artisti contemporanei, da
William Tucker, con i suoi agglomerati di materia a metà tra la roccia e il corpo umano, a
Florence Peake, con le sue sculture informali, esito di performance collettive in cui corpo e materia sembrano cercare una sintesi dinamica.
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De Dominicis -Senza titolo (Autoritratto), 1995 |
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Fattal -Visitation 2, 2000 |
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Ruff - R.phg.11_I, 2014 |
Diversamente da quelle della prima e della seconda sezione, testimoni di una relazione fisica con la materia – incisa, spatolata, graffiata, bruciata, colata, e pur sempre materia “in sé” – le opere presenti nella terza sezione guardano agli aspetti più nascosti della materia, invisibili ai nostri occhi, in dialogo con la dimensione atomistica e subatomica.
Punto di partenza di un discorso in evoluzione che trova ampio sviluppo nei linguaggi della contemporaneità sono le celebri Tessiturologie di
Jean Dubuffet, visioni ravvicinate, microscopiche, di un generico “elemento materiale”, di cui si restituisce visivamente l’idea dell’incessante brulichio interno. Una ricerca che trova eco nelle esplosioni di “materia-luce” di
Tancredi Parmeggiani, o ancora nelle composizioni degli artisti del
Movimento Arte Nucleare – fondato nel 1951 da
Enrico Baj e
Sergio Dangelo, con l’aggiunta, un anno dopo, di
Joe Colombo – che rielaborano in forma visiva le suggestioni provocate dall’esplosione della bomba atomica alla fine del secondo conflitto mondiale.
Dal dopoguerra alla contemporaneità, gli artisti creano nuove immagini di ciò che le teorie scientifiche suggeriscono, ma che parole e illustrazioni non riescono descrivere. La nozione classica di "materia", valida dal familiare livello degli oggetti visibili fino al livello molecolare e atomico, sfuma ai livelli subatomici, abbracciando il concetto di energia.
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