I profughi, i filosofi, la città, la notte del 2012, questo nuovo progetto espositivo pone l’attenzione sugli esordi della produzione artistica di Tadini, dal 1967 al 1972, ovvero dal primo ciclo Vita di Voltaire, che segna la nascita del suo linguaggio pittorico, fino ad Archeologia.
Considerato uno tra i personaggi più originali del dibattito culturale del secondo dopoguerra italiano, fin dagli anni Sessanta Emilio Tadini sviluppa la propria pittura per grandi cicli, popolati da un clima surreale in cui confluiscono elementi letterari, onirici, personaggi e oggetti quotidiani, spesso frammentari, dove le leggi di spazio e tempo e quelle della gravità sono totalmente annullate. Le opere di Tadini nascono da un clima emotivo, da un flusso mentale “in qualche zona semibuia della coscienza” dove le immagini emergono in un procedimento freudiano di relazioni e associazioni e dove le situazioni “reali” che il pittore raffigura sono immerse nell' atmosfera allucinata del sogno, in un clima surrealista-metafisico. Questo processo automatico si sviluppa, più che sulla prima immagine del quadro, sulla serie: da un’immagine ne scaturiscono altre, modificandola e alterandola. Ogni volta l’artista produce un racconto, tanto che la sua pittura cresce a cicli, come una serie di romanzi a puntate. La lettura delle sue opere richiede strumenti di natura concettuale, le immagini apparentemente semplici e immediate, nascondono molteplici significati (“tutto accade davanti ai nostri occhi… il pensiero si ripara… dietro lo sguardo”), non mancano i riferimenti al Surrealismo e alla Metafisica di de Chirico, come anche alla psicanalisi di Lacan e Freud. Punto di partenza è la pop art, ma non sono tuttavia le aggressive manifestazioni tipiche del pop americano a interessarlo, bensì le varianti più introspettive e personali, a volte intellettuali, politiche e critiche, del pop britannico. Un occhio particolare è rivolto all’arte di Kitaj, Blake, Hockney e Allen Jones ma anche a Francis Bacon e Patrick Caufield, alla Figuration narrative di Adami, Arroyo e Télémaque. Sarà questa una fase di passaggio che l’artista abbandonerà negli anni Ottanta, destinata comunque a lasciare un segno indelebile nei suoi lavori successivi.
Dal 28 Marzo al 28 Giugno 2019
Fondazione Marconi is presenting Emilio Tadini 1967-1972, its third exhibition dedicated to the Milanese artist and intellectual. This new show follows Emilio Tadini 1960-1985. The Eye of Painting in 2007, and Emilio Tadini 1985-1997.
Refugees, Philosophers, the City, the Night in 2012, and will focus on the early years of Tadini’s career from 1967 to 1972, namely from his first cycle The Life of Voltaire up until Archeology. Emilio Tadini is considered one of the most original personalities of Italy’s post-World War II cultural debate. From the early 1960s he began to evolve an original painting style which he applied to major cycles of surrealist works, populated by a confluence of literary, dreamlike elements and everyday characters and objects, often fragmentary, in which the laws of space, time and gravity are totally suspended. Tadini’s work stems from an emotional state, from a mental flow “in some semi-dark area of consciousness”, from which images emerge in a Freudian process of relationships and associations, and where the “real” situations he depicts are immersed in an hallucinatory, dreamlike atmosphere presented in a surrealist-metaphysical form. This automatic process develops not only in the first image of each painting but over the entire series: from one image emerge others that modify and alter it. Each of Tadini’s works tells a story, so that his painting develops in cycles, like a series of serialised novels. Interpreting his works requires conceptual tools: apparently simple, straightforward images hide a multiplicity of meanings (“everything happens before our eyes... thought takes refuge ... behind the eyes”), there are references to Surrealism and de Chirico’s Metaphysics, as well as to Lacan and Freud’s psychoanalysis. His point of departure was Pop Art, but Tadini was not interested in the aggressive manifestations typical of American Pop Art but in the more introspective, personal, and at times intellectual, political and critical variants of British Pop Art. He paid particular attention to the art of Kitaj, Blake, Hockney and Allen Jones, but also to that of Francis Bacon, Patrick Caufield, and the figurative narratives of Adami, Arroyo and Télémaque. This was a transitional phase, however, which Tadini abandoned in the 1980s, but nevertheless it was to leave an indelible mark on his subsequent work.
From 28th March to 28th June 2019
Emilio
Tadini
Color & Co. n. 5, 1969
Acrilici su tela
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Emilio
Tadini
Archeologia con de Chirico, 1972
Acrilici
su tela
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Emilio
Tadini
Copertina per un settimanale, 1968
Matita e
acrilici su carta
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Emilio
Tadini ritratto nel cortile dello Studio Marconi in occasione della mostra
“Viaggio in Italia”, ottobre 1971
photo Enrico Cattaneo
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