Bergamo-In attesa della riapertura, la GAMeC di Bergamo annuncia la prima retrospettiva in un museo italiano dedicata a Regina Cassolo Bracchi, in arte Regina (21 maggio 1894 - 14 settembre 1974), una delle figure più affascinanti, innovative e ancora oggi meno note del panorama artistico europeo del Novecento.
La mostra, a cura di Chiara Gatti e Lorenzo Giusti, nasce dall’acquisizione da parte della GAMeC e del Centre Pompidou di Parigi di un importante nucleo di opere dell’artista e mira ad analizzare – dagli esordi negli anni Venti fino ai primi anni Settanta – la riflessione formale di una personalità unica, rimasta a torto ai margini della storia e riscoperta adesso quale figura complessa, sperimentatrice, versatile e poetica.
Regina è stata la prima donna dell’avanguardia italiana a dedicarsi interamente alla scultura, di cui ha riletto i linguaggi in direzione audace e sperimentale, piegando la ricerca accademica e naturalistica all’uso di materiali inediti. Alluminio, filo di ferro, latta, stagno, carta vetrata sono stati i mezzi privilegiati di una continua e inesausta indagine compositiva ed espressiva che ha abbracciato inizialmente i modi del Futurismo (firma nel 1934 il Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista) e poi quelli del MAC, il Movimento arte concreta (1948), a cui Regina si avvicina nel 1951 grazie a Bruno Munari.
La leggerezza dei materiali, il dinamismo delle forme, un linguaggio fatto di sintesi geometrica e astrazioni liriche animano il suo lavoro, accanto a una pratica quotidiana, volitiva e rigorosa.
Duecentocinquanta opere – tra sculture, mobiles, disegni, cartamodelli e taccuini – ci guidano in un percorso che si sviluppa per temi ed epoche, intrecciando i contatti con i movimenti dell’avanguardia e le vicende biografiche, dal Ventennio al boom del dopoguerra.
Gli anni di adesione al Futurismo, durante i quali Regina partecipa a tutte le Biennali di Venezia e alle Quadriennali romane, sono caratterizzati da opere in cui memorie di un mondo meccanico alla Depero si mescolano con le compenetrazioni spaziali di Archipenko e dove l’alluminio piegato libera le forme dai vincoli dei volumi della scultura tradizionale.
In questo processo di creazione e montaggio di opere trasognate, la carta diviene lo strumento imprescindibile di ogni analisi preliminare. Modelli puntati con spilli, secondo una pratica sartoriale applicata alla vocazione aerea delle sue figure, le servono per sagomare il metallo senza incertezze, con energia e dolcezza.
Come in un gigantesco erbario, la sezione dedicata ai disegni dei fiori di campo e ai gessi degli anni Quaranta mostra una sequenza serrata, fiabesca e allo stesso tempo scientifica di studi sulla vegetazione spontanea, ritratta su centinaia di fogli sparsi, come un diario quotidiano di osservazione del mondo naturale, presto modificato nelle linee essenziali del suo astrattismo maturo.
La stagione del MAC allinea cerchi, ellissi, giochi di triangoli o losanghe issati con grazia ed equilibrio in composizioni mobili, vibranti, spesso realizzate in Plexiglas; sintesi estrema di motivi tratti dal regno selvatico, declinati secondo le regole costruttive della natura.
Le suggestioni spaziali diffuse nella Milano degli anni Cinquanta si rivelano in opere che tradiscono il miraggio della corsa alla luna, sintetizzato da Regina in traiettorie di segni nel vuoto, combinazione ideale fra le linee-forza di matrice futurista e lo spazialismo di Fontana.
|
Regina_Aerosensibilità, 1935 Foto DSL Studio |
|
Regina_Danzatrice, 1930 Foto DSL Studio |
|
Regina_Modello per scultura mobile, anni ‘60 Foto DSL Studio |
|
Regina_Omaggio a Charles P. Conrad e Alan Bean, 1970 Foto DSL Studio |
|
Regina_Piccola italiana, 1930-35 Foto DSL Studio |
|
Regina_Scultura multicolore cerchi e fili, 1968 Foto DSL Studio |
|
Regina_Struttura, 1950 Foto DSL Studio |
|
Regina_Ritratto di Regina contenuto in un taccuino dell’artista, s.d. Foto DSL Studio |
No comments:
Post a Comment