Monday, May 24, 2021
SUMMER 2021:THE BUCKET HATS
Whether you are looking to keep the sun off your nose the bucket hat is the perfect choice.
Tuesday, May 18, 2021
FURLA SERIES NAIRY BAGHRAMIAN. Misfits
Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano presentano Misfits, una mostra di Nairy Baghramian a cura di Bruna Roccasalva.
Prima personale di Nairy Baghramian in un’istituzione italiana, Misfits è il nuovo progetto espositivo del ciclo Furla Series, il programma di mostre promosso da Fondazione Furla e realizzato in collaborazione con i più importanti musei italiani.
Il progetto riassume alcuni degli elementi costitutivi del lavoro dell’artista: dall’interesse ad attraversare e ripensare il confine tra interno e esterno, all’analisi del rapporto che lega l’oggetto estetico e la cornice istituzionale che lo ospita.
Nairy Baghramian porta avanti da due decenni una rigorosa ricerca formale e concettuale che esplora la relazione tra architettura, oggetto e corpo umano. La sua riflessione sul potenziale politico della forma scultorea sostiene anche l’importanza della fisicità dell’opera, capace di incarnare idee e presupposti teorici attraverso le proprie specificità formali, materiali ed espositive.
Per Baghramian ogni opera d'arte, pur nella sua sostanziale autonomia, è sempre legata al tempo, al luogo e al tessuto politico-sociale in cui è inserita. L'idea di Misfits nasce dallo specifico contesto urbano in cui si trova la GAM, un giardino il cui accesso agli adulti è consentito solo se accompagnati da bambini. Ibridando una riflessione sul gioco come dispositivo educativo con l'interesse a intervenire sugli spazi che segnano un confine, l'artista ha ideato una serie di sculture di grandi dimensioni realizzate in marmo, fusioni in alluminio dipinto e legno, formalmente concepite per abitare sia lo spazio interno sia quello esterno al museo.
Le forme scomposte di queste sculture, che ricordano la struttura tipica di certi oggetti ludici basati sull'incastro di forme geometriche, diventano il punto di partenza per interrogarsi su come delusione, inadeguatezza e fallimento non solo sono parte della formazione di ogni individuo, ma possono avere anche una autonoma ragion d’essere come manifestazioni formali.
Friday, May 7, 2021
[E]MOTION. Op Art, Arte Cinetica e Light Art nella Collezione Würth
Dopo essere stata presentata nel 2015 alla Kunsthalle Würth di Schwäbisch Hall, la mostra “[E]MOTION. Op Art, Arte Cinetica e Light Art dalla Collezione Würth” fa tappa all’Art Forum Würth Capena.
In mostra 35 opere, appartenenti alla Collezione Würth, che coprono un arco temporale che dal 1953 si estende al 2012, approfondendo uno dei filoni alternativi più interessanti della produzione artistica del XX secolo, quello costituito dalla triade Op Art, Arte Cinetica e Light Art. Tre correnti legate tra loro da uno sviluppo simultaneo qui rappresentato dalle opere di 24 artisti: Yaacov Agam, Josef Albers, Alexander Calder, Omar Carreño, Carlos Cruz-Diez, Lucio Fontana, Karl Gerstner, Gun Gordillo, Hans Hartung, Auguste Herbin, Patrick Hughes, Norbert Huwer, Robert Jacobsen, František Kupka, Clyde Lynds, François Morellet, Darío Pérez-Flores, Lothar Quinte, Niki de Saint Phalle e Jean Tinguely, Jesús Rafael Soto, Anton Stankowski, Günther Uecker, Victor Vasarely.
Op Art, Arte Cinetica e Light Art corrono parallelamente alle arti visive e plastiche, suscitando da sempre negli artisti un vivo interesse, ma è alla fine degli anni Cinquanta e Sessanta, in concomitanza del processo di industrializzazione e del conseguente mutamento della struttura sociale, che diventano veri protagonisti della pratica artistica.
Attraverso l’utilizzo di materiali e tecnologie avanzate, meccanismi e strutture industriali, questi artisti cercano collegamenti tra mondo e arte, tra funzionalità dell’opera e il suo valore estetico.
Gli artisti “cinetici” si concentrano sullo studio della visione, dei fenomeni ottici e della luce, puntando a coinvolgere lo spettatore, non sul piano formale o emozionale, ma su quello percettivo e psicologico, affermando l’idea che l’arte sia tale solo quando è percepita o sperimentata direttamente dal suo spettatore.
[E]MOTION vuole essere un viaggio tra le pieghe dell’Arte Cinetica, Op e Light Art che hanno saputo volgere lo sguardo alla partecipazione diretta del pubblico, indagando le potenzialità di luce, spazio, colore, prospettiva e, soprattutto, movimento. Molteplici le declinazioni presentate in mostra: il movimento illusorio, con la semplice attivazione ottica di una superficie di Victor Vasarely; quello fisico prodotto dallo spettatore che cambia la prospettiva delle opere e ne influenza direttamente il contenuto, come nelle opere di Yaacov Agam, Patrick Hughes e Jesús Rafael Soto; il movimento reale dell’oggetto stesso determinato da una forma di energia naturale come per Alexander Calder o meccanica per Jean Tinguely o elettrica per Omar Carreño.
La rassegna si apre, al piano inferiore, con le opere di alcuni degli artisti che hanno ispirato la fondazione teorica dei movimenti come Josef Albers, František Kupka, Auguste Herbin, Alexander Calder e Lucio Fontana, prosegue con una serie di opere degli artisti che hanno definito la Op Art come Victor Vasarely, Karl Gerstner e Jesús Rafael Soto, per arrivare a François Morellet, fondatore del GRAV e maestro dell’Arte Cinetica e della Light Art. Una sezione a parte viene dedicata all’artista inglese contemporaneo Patrick Hughes, creatore della prospettiva inversa e grande illusionista. Al piano terra, la mostra riunisce opere di artisti che hanno sperimentato le diverse possibilità offerte da movimento, luce e spazio come Carlos Cruz- Diez, Günther Uecker e Omar Carreño, insieme a una delle opere più significative di Arte Cinetica della Collezione Würth, “L’Illumination” di Jean Tinguely e Niki de Saint Phalle.
Wednesday, May 5, 2021
CHANEL CRUISE 2021-22: MINIMALISMO E PUNK
Nelle Carrières de Lumières, le cave di calcare nel borgo provenzale di Les Baux de Provence, ha inizio la sfilata Chanel Cruise moda 2021-2022, luogo speciale dove l’amico di Gabrielle Chanel, il regista Jean Cocteau, aveva girato alcune scene del film Il testamento di Orfeo nel 1959.
"Sono state la semplicità, la precisione e la poesia dei film di Cocteau a ispirare le linee pulite della collezione, in un binomio cromatico ben distinto, fatto del bianco più luminoso e del nero più intenso", spiega Virginie Viard.
I look minimali total white si mescolano con quelli total black in stile punk/rock, ben inteso sempre con l'allure di chanel."La T-shirt è indossata con tailleur di tweed a maglia larga e Mary-Jane a punta, in un look che richiama tanto la modernità degli Anni 60 quanto quella dell'immaginario punk", commenta la direttrice creativa.
Sul finale ampi kaftani e abiti con fantasie in cui il bianco e il nero si intrecciano insieme. Conclude la sfilata un volo di colombe bianche e performance musicale di Sébastien Teiller accompagnato da super testimolnials del brand come Charlotte Casiraghi, Vanessa Paradis, Angèle e Juliette Armanet.
Tuesday, May 4, 2021
GLI EFFETTI NEGATIVI DEL FAST FASHION SULL' AMBIENTE
Voglio condividere sul mio blog, un articolo sugli effetti nocivi del fast fashion sull'ambiente: Il fast fashion consiste nel rinnovo più veloce possibile delle collezioni di capi di abbigliamento. La moda veloce riguarda molto spesso i prodotti a prezzi bassi. Tuttavia, è anche fortemente criticato a causa del suo elevato consumo di energia e dei suoi effetti considerati dannosi per l’ambiente. l fast fashion significa che le aziende mirano a produrre un massimo di collezioni ogni anno. Ciò è reso possibile dalla forte domanda di abbigliamento da parte dei consumatori.
Le aziende fast fashion offrono vestiti a prezzi molto bassi in modo che siano accessibili al resto del mondo e quindi venduti a quante più persone possibile. La moda veloce si basa sull’aspetto effimero della moda stessa.
Inoltre, ciò che consente a queste aziende di offrire prezzi molto interessanti è la scarsa qualità dei prodotti. Ad esempio, i tessuti utilizzati sono spesso di pessima qualità, il metodo di produzione è industriale e la manodopera è a buon mercato.
Per offrire quante più collezioni possibili ogni anno, le aziende che partecipano al fast fashion sono obbligate a produrre in serie.
Il fast fashion è prodotto in massa per soddisfare una domanda sempre crescente. Tuttavia, ciò viene fatto a scapito delle condizioni di lavoro dei dipendenti.
In effetti, la maggior parte dei vestiti è progettata in Bangladesh o in Pakistan, cioè dove la manodopera è più economica.
Ecco l’elenco dei paesi in cui viene progettata la maggior parte dell’abbigliamento:
Bangladesh
Pakistan
Thailandia
Turchia
India
Vietnam
Indonesia
Cina
Tunisia
Marocco
È in questi paesi che gli attori del fast fashion decidono di disegnare i loro vestiti. È soprattutto perché la manodopera di questi paesi è molto economica.
In media, i consumatori di fast fashion indossano i loro vestiti solo 4 volte. Il 60% di loro dice che dopo poco si stancano di essi ed il restante 40% crede che questo capo non sia più di moda.
È anche importante notare che il fast fashion è incoraggiato anche da gran parte dei consumatori.
È interessante vedere che il budget dedicato alla moda non smette di diminuire per 10 anni. La moda è diventata quasi un prodotto come un altro.
Dovresti anche sapere che il mondo in generale usa molti più vestiti rispetto a 20 anni fa. Si stima che il mondo utilizzi circa 80 milioni di capi di abbigliamento ogni anno. Si tratta di un aumento del 400% rispetto a due decenni fa.
In genere tutti hanno cambiato il loro modo di consumare i vestiti.
Il noleggio di abbigliamento è ora molto più sviluppato. Lo stesso vale per l’usato che si sviluppa sempre di più, sia grazie ad applicazioni come Vinted che ai negozi dell’usato che attirano sempre più persone.
Questo cambiamento nella modalità di consumo è particolarmente visibile nei paesi sviluppati, nei paesi in via di sviluppo la moda veloce si sta sviluppando.
Per i paesi in via di sviluppo è difficile rinunciare al fast fashion perché è un’importante fonte di reddito. Inoltre, è difficile per loro arrendersi, nel senso che anche i paesi sviluppati hanno approfittato delfast fashion per svilupparsi.
È importante sapere che il fast fashion utilizza un numero significativo di risorse disponibili sul pianeta.
Ad esempio, le aziende di fast fashion usano molta acqua per realizzare i loro vestiti. Circa il 4% dell’acqua potabile disponibile nel mondo che viene utilizzata per produrre gli abiti del fast fashion.
Per produrre un paio di jeans non servono lontano da 7.000 litri d’acqua o l’equivalente della quantità di acqua che una persona nel mondo occidentale beve in un periodo di cinque anni. Questo è qualcosa di enorme se si considera che ogni anno vengono prodotti circa 2 miliardi di jeans.
Secondo diversi esperti, il 20% dell’inquinamento delle acque industriali nel mondo è dovuto al trattamento e alla tintura dei tessuti. Questo rende l’industria della moda una delle più inquinanti per l’acqua.
Infine, l’industria della moda è anche una delle industrie a più alta intensità di elettricità al mondo.
Possiamo quindi dire che l’industria della moda è una di quelle che consuma di più in termini di energia e fa poco utilizzo delle energie rinnovabili . È anche importante notare che il fast fashion è fortemente criticato a causa del suo impatto negativo sull’ambiente.
L’industria della moda è pesantemente criticata dagli attivisti ambientali per i suoi numerosi effetti negativi sull’ambiente. Diverse cose vengono segnalate dagli attivisti ambientali:
trasporto di indumenti;
condizioni di lavoro;
inquinamento causato dalla produzione di massa
L’industria della moda è oggi la seconda industria più inquinante dopo il petrolio. Ciò è dovuto in particolare all’utilizzo di pesticidi, formaldeide, agenti cancerogeni nei tessuti utilizzati nella realizzazione di abiti indossati dai consumatori di fast fashion.
La Banca Mondiale ora stima che entro il 2050 saranno quasi 143 milioni i migranti climatici che potrebbero arrivare nei paesi occidentali. L’ONU è molto meno ottimista e stima che nello stesso periodo saranno circa 1 miliardo le persone che potrebbero arrivare nei paesi occidentali.
Secondo i professori dell’École Normale Supérieure de Lyon, il 60% di queste migrazioni sarà dovuto all’innalzamento del livello dell’acqua in alcuni territori (aumento del livello dell’acqua che alla fine renderebbe questi territori inabitabili). È quindi urgente che i paesi sviluppati aiutino i paesi poveri a uscire da questa crisi.
L’altro problema con il fast fashion è la produzione di massa di abbigliamento che causa anche molti effetti negativi sull’ambiente.
Alcuni degli impatti negativi del fast fashion sull’ambiente sono:
Inquinamento idrico: 20% dell’inquinamento delle acque mondiali è dovuto alla tintura e ai vari trattamenti tessili.
Emissione gas serra: il settore della moda emette più di 1 miliardo di tonnellate di gas serra, che rappresentano il 2% delle emissioni totali.
Rifiuti prodotti: sia le aziende di fast fashion ed i consumatori stessi producono milioni di tonnellate di rifiuti di abbigliamento ogni anno.
Si stima che i consumatori di fast fashion negli Stati Uniti producano 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti di abbigliamento, che rappresentano il 15% delle vendite di abbigliamento nel paese.
Infine, anche la produzione di abbigliamento sfrutta in gran parte risorse non rinnovabili. Ha anche effetti molto dannosi sulla coltivazione del suolo e l’alimentazione degli animali allevati per la loro lana o il loro cuoio.
Ad ogni lavaggio, i vestiti sintetici rilasciano microparticelle di plastica che vengono rilasciate negli oceani. Il cotone è anche la principale coltura al mondo che consuma pesticidi e la sua produzione richiede una grande quantità di acqua dolce.
Come ridurre l’impatto del fast fashion sull’ambiente?
Oggi ci sono diversi modi in cui l’industria della moda può limitare il proprio impatto sull’ambiente.
Ad esempio, la tendenza di rivendere l’usato si sta sviluppando sempre di più, in particolare grazie a diverse applicazioni:
Vinted;
Depop;
L’angolo buono;
Vestiaire Collective;
Videdressing.
Grazie a questo tipo di applicazioni possiamo trovare prodotti a prezzi molto interessanti limitando così il loro impatto sull’ambiente.
Anche i negozi dell’usato si stanno sviluppando sempre di più, lo vediamo in particolare nelle aree metropolitane dove il loro numero si è moltiplicato.
Scritto da Enrica Amato
Monday, May 3, 2021
SAINT LAURENT F/W 2021-22: WHERE THE SILVER WIND BLOWS
Se la collezione di Saint Laurent per questa primavera/estate Anthony Vaccarello l'ha presentata tra le dune del deserto, la collezione per il prossimo inverno il designer belga ha voluto presentarla in un paesaggio incredibile tra iceberg e ghiacciai, con rocce a strapiombo sul mare e le onde che si infrangono. Il video è stato girato sotto la direzione artistica di Nathalie Canguilhem con sottofondo musicale di Max Richter.
"Quando pensavo a questa collezione, avevo in mente questo posto, come un regista", ha detto Vaccarello. "È l'idea di una ragazza in un paesaggio a cui non appartiene. Sapevo di volere un luogo invernale ", ha proseguito," che dimostrasse quanto sia forte la natura; come siamo davvero niente accanto ad essa, quanto siamo effimeri." Ed in effetti queste ragazze vestite di tailleur broccati orlati di pelliccia su microgonne e short ridottissimi, body laminati, cascate di gioielli, cuissard lunghi oltremisura e scarpe con tacchi e punta d'acciaio, sono quanto di più lontano e assurdo ci si aspetti di vedere in un luogo del genere."Le questioni davvero importanti ti spingono a prendere meno seriamente altre cose. Cercare l'equilibrio quando si è sull'orlo del precipizio è un esercizio sottile" ha dichiarato Vaccarello.
Di seguito alcuni look per l'inverno 2021/22: