Saturday, October 28, 2023

Paul Maheke -The Purple Chamber

Con The Purple Chamber di Paul Maheke (1985, Brive-la-Gaillarde, Francia) - prima personale in un’istituzione italiana dell’artista francese - dal 28 ottobre la Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta il secondo appuntamento di Corpo Celeste, il ciclo espositivo a cura di Chiara Nuzzi appositamente ideato per il programma Project Roomprogetto osservatorio della Fondazione sulle arti contemporanee.

 

Attraverso la sua ricerca, Maheke utilizza media diversi che si contaminano tra loro, spaziando dall’installazione al video, dalla scultura al suono, al disegno e alla performance, elemento – quest’ultimo – considerato da lui centrale per la sua capacità di trascendere l'uso del linguaggio. In Maheke infatti il movimento, il gesto e l'ambiente diventano veicoli per esplorare il limite, il potenziale e la trasformazione in relazione all'identità e alla percezione umana.

 

In The Purple Chamber l’artista condensa i temi e le ricerche che da sempre caratterizzano il suo lavoro all’interno di uno spazio di reinvenzione e meditazione: una vera e propria cosmologia, intesa dall’artista come un mondo che prende forma davanti al pubblico. Uno spazio in continuo mutamento nel quale elementi diversi – scultura, disegno, performance – si incontrano e si intrecciano l’un l’altro mantenendo tuttavia una loro potenziale autonomia. Il pubblico è invitato ad addentrarsi in un ambiente intimo e spaesante, le cui pareti sono coperte da tende lilla che lasciano intravedere, in un continuo gioco di stratificazioni, sculture edisegni. Tra questi ci sono il corpus inedito The Purple Chamber series (2023) e un imponente wall painting - realizzati appositamente per la mostra - e alcune opere precedenti, come Sans titre (ombre blanche) (2020) e You & I (fallen orbiters) (2023).

Nel loro insieme i lavori compongono un intenso dialogo tra corpo e superficie materica che scandisce il ritmo espositivo e trascende i limiti spazio-temporali.






Friday, October 27, 2023

UTOPICHE SEDUZIONI. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni

La Fondazione Dino Zoli di Forlì presenta il progetto CHANGES. Il cambiamento come urgenza della sostenibilità, che intende approfondire il tema ambientale attraverso la mostra d'arte Utopiche seduzioni. Dai nuovi materiali alla Recycled Art. Da Piero Manzoni alle ultime generazioni e una serie di talk ad ingresso gratuito, secondo un approccio non solo estetico, ma anche etico, con riferimenti al mondo della ricerca, della scienza, della tecnologia, della storia, della filosofia e della sociologia.
 
Curata da Nadia Stefanel e Matteo Galbiati, l'esposizione sarà inaugurata sabato 28 ottobre alle ore 18.00, consigliata la prenotazione.

Prestiti importantiopere provenienti dalla collezione permanente della Fondazione Dino Zoli e un attento monitoraggio della ricerca artistica contemporanea condurranno il visitatore attraverso cinquant'anni di riflessioni, animate da diverse sensibilità e principi estetici, legati ai differenti momenti storici in cui le opere hanno visto la luce.

Il percorso espositivo, che comprende anche una selezione di opere di Piero Manzoni, provenienti dalla Fondazione Piero Manzoni di Milano, di Piero Gilardi e di Enrico Cattaneo, si articola attraverso le ricerche di artisti mid-career (AfranValerio Anceschi, Alessio Barchitta, Andrea Cereda, Marina Gasparini, Roberto Ghezzi, Thierry Konarzewski, Margherita Levo Rosenberg, Lulù Nuti, Valentina Palazzari, Francesca Pasquali, Artan Shalsi, Sasha Vinci) ed emergenti (Lucia Bonomo, Michele Di Pirro, Cesare Galluzzo, Miriam Montani, Giulia Nelli, Anuska Sarkar) per rappresentare uno spaccato, certo di parte e selezionato, del panorama artistico dagli anni Sessanta ad oggi.

Si passerà dai celeberrimi Achrome di Manzoni ai lavori site-specific di Francesca Pasquali, Giulia Nelli e Valentina Palazzari, realizzati per l'occasione e destinati a un riciclo totale, passando per altre opere in cui i materiali sono volutamente riutilizzati. Saranno esposti inoltre alcuni dipinti di Enrico Baj e Renata Boero, parte della collezione permanente della Fondazione Dino Zoli.

«La convinzione personale della necessità di cambiare il nostro modo di vivere verso comportamenti eco sostenibili - dichiara Monica Zoli, socia Dino Zoli Group - influenza inevitabilmente anche le nostre attività imprenditoriali, stimolando riflessioni e desiderio di approfondimenti. L'idea di realizzare il progetto CHANGES nasce oltre un anno fa con l'obiettivo di condividere, con collaborazioni interdisciplinari, conoscenze ed esperienze nate in vari ambiti, con più soggetti e linguaggi diversi, per stimolare una presa di coscienza collettiva la più ampia possibile. Il progetto, organizzato da Fondazione Dino Zoli, non poteva prescindere da una mostra di arte contemporanea, prende vita così Utopiche seduzioni con le opere di straordinari artisti, messaggeri di vivifiche intuizioni che siamo felici di mettere a disposizione di tutti».

«In un'epoca in cui, forse con un colpevole ritardo, abbiamo capito il valore e la fragilità dell'ambiente in cui viviamo e il modo diverso in cui dovremmo approcciarci alle sue risorse, anche l'Arte, o forse soprattutto l'Arte, può aiutarci a comprendere e riflettere, in altra misura e maniera, sui temi forti del nostro presente», scrive Nadia Stefanel, direttrice della Fondazione Dino Zoli. «Il progetto promosso dalla Fondazione Dino Zoli nasce dall'urgenza di considerare la sostenibilità ambientale come l'unica strada per il nostro prossimo futuro, per migliorare sia la salute e il benessere delle persone, sia la qualità della vita a livello globale».

«Attraverso le opere in mostra - aggiunge Matteo Galbiati - sarà possibile valutare quei passaggi epocali, sottolineati e messi in evidenza proprio dai contenuti, dalle ricerche e dalle sperimentazioni, che hanno sottinteso i vari cambiamenti di pensiero e di rotta che, dal Secondo Dopoguerra in poi, si sono riscontrati nell'uso dei materiali con cui fare arte. Nell'esposizione saranno messe al centro quelle nuove materie che parevano essere un'innovazione della contemporaneità e risolutive per l'umanità (resta certa e comprovata la loro vantaggiosa utilità) ma, nel tempo, se non opportunamente trattate e gestite, si sono rivelate essere un notevole problema per l'ambiente e un gravoso lascito per le generazioni future. Così passando dalla fascinazione per la plastica e le sostanze sintetiche via via si è giunti ad una consapevolezza che, anche attraverso le ricerche degli artisti, temi come quelli del riuso, del riciclo, dell'eco-sostenibilità, del rispetto dell'ambiente e la fragilità dei suoi equilibri si inseriscono nelle pratiche anche dei più giovani imponendo il ricorso a materiali ecosostenibili, naturali o, appunto, riutilizzati. In questo senso si intuirà come l'Arte abbia, nel corso dei decenni, sempre saputo essere osservatorio privilegiato sul/del proprio tempo e, in taluni casi, ne abbia anticipato orientamenti e pratiche».

Andrea Cereda -Mail delivery failure, 2014
lamiere e filo di ferro dimensioni variabili
Artan Shalsi-PM PEHD B 23 319,2023
polietilene ad  lta densita 855x545 cm-Courtesy l'artista e ArteA Gallery Milano-Galleria d'Arte Niccoli - Parma
Enrico Cattaneo- Ballerina,1994
stampa Inkjet Fine Art 5070 cm Courtesy Archivio Fotografico Enrico Cattaneo
Lucia Bonomo-Morfologia -Carte dal 2003 al 2008 2022 c
arta tela pastelli a cera tecnica mista due elementi 65x65x10 cm e 130x130 cm
Margherita Levo-Rosemberg La violazione dalla serie Garofanie,2023
pellicole_ adiografiche decofix circa 90x80x30 cm
Marina Gasparini-Bandiera Rossa,2022
ritaglio e ricamo su tessuto 140x275 cm
Renata Boero_ -Cromogramma,1978
tela_marina, elementi naturali 260x160 cm
Collezione Fondazione Dino Zoli-Forli
Thierry Konarzewski-White planet serie After the_ uture-Oceano Atlantico,Francia_
stampa Fine Art su carta Hahnemhle 100x150 cm
Piero Manzoni
Achrome_,962-pallini di ovatta 2027cm
Ph.Bruno Bani_-Fondazione Piero Manzoni-Milano

Tuesday, October 24, 2023

THOMAS HUBER. On Perspective

KROMYA Art Gallery presenta l'esposizione On Perspective. Venti opere iconiche di Thomas Huber, in mostra nella sede di Lugano dal 24 ottobre al 9 dicembre 2023, offrono una panoramica sui principali temi trattati nell'ultimo decennio dal noto artista svizzero, celebrato dal MASI Lugano con una personale nella sede del LAC. 

L'esposizione On Perspective. Selected works from 2012 to 2020, in collaborazione con Ditesheim & Maffei Fine Art di Neuchâtel, propone una scelta di lavori che comprende dipinti a olio e acquerelli, due tecniche che accompagnano la produzione artistica di Thomas Huber sin dagli albori della sua carriera. Dai primi anni ‘80, Huber ha sviluppato una pratica che si può considerare come una sorta di narrazione visiva dedicata all'arte della pittura stessa. Nonostante la sua estetica possa apparire immediatamente "accessibile", l'arte di Thomas Huber conduce in un mondo onirico, immaginario e al tempo stesso straordinariamente realistico, che interagisce con lo spettatore in un modo singolare.

L'architettura svolge un ruolo centrale lungo tutto il suo percorso creativo: l'artista ritrae spazi che richiamano sia quella classica, che quella utopica. Questi luoghi, sebbene potenzialmente reali, sono avvolti da un'aura enigmatica che offre una profonda esperienza agli osservatori. La prospettiva non è solo uno strumento di rappresentazione spaziale ma diventa parte integrante dell'opera, superando la semplice resa visiva, la profondità e il punto di vista.

È tutto un gioco di percezione e di prospettiva come si intuisce dall'opera che di questa esposizione è il "manifesto": Besucherandrang (serie Am Horizont, 2015). Il grande dipinto mostra la stessa sezione architettonica ripetuta tre volte, fedele a sé stessa ma mai uguale agli occhi dello spettatore.

On Perspective parla di percezione della prospettiva, ma anche di prospettive di visione. Così l'atelier di Thomas Huber, uno dei soggetti ricorrenti nella sua opera, non è più un semplice studio, ma prende vita e si legittima attraverso la scelta del punto di vista da cui è stato ritratto o da cui l'artista desidera che lo spettatore lo contempli. In mostra da KROMYA sono presenti diversi esempi che indagano questo tema. Uno dei più emblematici è l'olio su tela Atelier Negativ (2015), che svela lo studio dell'artista a Berlino. All'interno di questo spazio dipinto Huber introduce due tele, creando così dei "quadri nel quadro". In questo modo, l'artista sfida il pubblico a esplorare la dualità e la prospettiva all'interno delle sue opere, evidenziando la sua capacità di creare narrazioni visive complesse. Narrazioni che è possibile approfondire in diversi acquerelli presenti in mostra, che ritraggono lo studio dell'artista da varie prospettive.








Thursday, October 19, 2023

WOMEN EXHIBITION - POP HOUSE

La Marco Orler International Gallery di Milano, inaugura presso lo spazio Pop House, la mostra "Women", una straordinaria esposizione dedicata esclusivamente all’arte femminile moderna e contemporanea. che rimarrà accessibile al pubblico fino al 19 novembre.

Women” vuole tracciare una nuova narrazione nell’ambito dell’arte contemporanea, mettendo in luce l’importante contributo di artiste donne che, nonostante le sfide storiche e culturali, hanno saputo emergere con forza nel panorama artistico globale. La mostra espone le opere di nove straordinarie artiste, tra le più quotate e influenti nel contesto contemporaneo mondiale. Da Kiki Smith a Jenny Holzer, da Niki de Saint Phalle a Joanna Pousette Dart, da Maria Lai a Grazia Varisco, fino a Tracey Emin, Esiri Erheriene-Essi e Sherrie Levine.

Le artiste in mostra

 

  • Kiki Smith (Norimberga, Germania 1954) è considerata una tra le artiste concettuali più influenti del panorama contemporaneo femminista. Nelle sue opere sono centrali i temi della mortalità, della spiritualità e del misticismo. Durante la sua carriera vanta l’uso di materiali singolari come capelli e lattice, cera d’api e oro, gesso, bronzo, carta, vetro e porcellana, attraverso varie espressioni artistiche come la pittura, la fotografia, la scultura, il disegno, le installazioni, i gioielli, i libri d’artista, i video e le opere cinematografiche. Le sue opere sono presentate nei più importanti musei del mondo tra i quali Centre Pompidou di Parigi, Solomon R. Guggenheim Museum di New York, Tate Gallery di Londra. 
  • Niki de Sain Phalle (Neuilly-sur-Seine, Francia 1930 – San Diego, USA 2002) spazia attraverso varie forme creative, dalla scultura alla pittura, all’incisione, all’architettura fino alla regia. I temi da lei trattati riguardano la femminilità e il femminismo, lo svago e la violenza, la felicità e il dolore. Si scaglia contro la società chiaramente patriarcale dei suoi tempi, ma anche contro la religione e il razzismo. Soggetti della sua arte ono figure stravaganti, dai colori accesi, dapprima realizzati con lana, filati, cartapesta e filo metallico, in seguito in poliestere. Le sue opere sono presentate nei più importanti musei del mondo tra i quali Metropolitan Museum of Art di New York, Musée d’Art Contemporain di Marsiglia, Museo Stedelijk di Amsterdam, Tate Gallery di Londra.
  • Jenny Holzer (Gallipolis, USA 1950), artista concettuale, si specializza in pittura e incisione alla Ohio University nel 1972, per poi trasferirsi nel 1977 a New York dove attualmente vive e lavora. Negli anni ’80 progetta i primi “LED” che posiziona al centro della città di New York. Sono aforismi che invitano i passanti a credere in sé stessi e a fronteggiare con consapevolezza i momenti più bui della vita. Le opere di Jenny Holzer sono esposte nei più importanti musei del mondo tra i quali Museo Solomon R. Guggenheim di New York, Centre Pompidou di Parigi, Museum of Modern Art di New York, Neue Nationalgalerie di Berlino. Nel 1990, l’artista viene riconosciuta come prima donna americana vivente a rappresentare gli Stati Uniti alla Biennale di Venezia.
  • Sherrie Levine (Hazleton, USA 1947) fotografa e artista concettuale. Insieme a Cindy Sherman, Robert Longo e David Salle è una delle maggiori esponenti del “Appropriation Art”. L’artista è impegnata nel dibattito femminista; si appropria di opere di predecessori uomini per analizzarne il ruolo nel mondo dell’arte ed evidenziare il concetto di differenza di generi. Le sue opere sono state esposte in numerosi musei di fama internazionale tra i quali Hirshhorn Museum di Washington D.C, San Francisco Museum of Modern Art di San Francisco, Centre Pompidou di Parigi, Whitney Museum of American Art di New York.
  • Maria Lai (Ulassai, Italia 1919 – Cardeu, Italia 2013), artista concettuale. Fin da adolescente è appassionata d’arte. Diviene famosa per i suoi lavori tessili, opere derivanti da una ricerca minuziosa di nuovi materiali e nuove forme di espressione come libri e tele cucite, pani e terrecotte. Le opere di Maria Lai sono esposte in alcune delle più prestigiose istituzioni pubbliche tra cui la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Museum of Modern Art di New York, la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (MART).
  • Joanna Pousette-Dart (New York, USA 1947). Nel dinamismo della sua arte si percepiscono la forma e la luce in continua mutazione, come anche gli spazi aperti e il senso della curvatura terrestre. Dipinge attingendo a varie linee artistiche: islamica, mozarabica, catalana, calligrafia e pittura di paesaggi cinesi, arte Maya e degli indiani d’America. I suoi lavori sono conservati in collezioni pubbliche di fama internazionali come Solomon R. Guggenheim Museum di New York, Indianapolis Museum of Art di Indianapolis, Museum of Fine Arts di Boston. 
  • Esiri Erheriene-Essi (Londra, Inghilterra 1982), pittrice figurativa; attualmente vive e lavora ad Amsterdam. Le opere di Esiri raccontano scene di vita popolare tra amici o parenti realizzate traendo ispirazione da eventi storici, da esperienze di vita personale oppure dalla consultazione di album di famiglia. Utilizza tele di grande formato (quasi a misura d’uomo), in cui inserisce figure dai colori molto vivaci, rappresentazioni di storie d’archivio mai tramandate, tenute nascoste o scordate. Le opere dell’artista sono esposte nelle collezioni dello Stedelijk Museum di Amsterdamdell’Institute of Contemporary Art di Miami (ICA), del Ministero dell’Interno e delle Relazioni del Regno dei Paesi Bassi.
  • Grazia Varisco (Milano, Italia 1937) è figura di spicco nell’arte cinetica e programmata. Nei primi anni ‘60 diviene l’unica esponente femminile e co-fondatrice del Gruppo T insieme a Colombo, Anceschi, De Vecchi e Boriani. Le sue opere spaziano attraverso numerosi temi: la correlazione fra tempo e spazio, tra caso e programma, ma anche la percezione e il confronto fra opposti, la concezione del divenire, la transitorietà e la provvisorietà. I materiali utilizzati sono spesso magneti, vetri, fogli di carta o ferro, elementi semplici che esortano il fruitore a prendere parte all’esperimento percettivo, regalandogli un’esperienza unica, tra stupore e curiosità. Le opere di Grazia Varisco sono presenti in musei e collezioni pubbliche e private italiane ed estere tra cui la Collezione Farnesina di Roma, Museum of Modern Art di New York, Centre Georges Pompidou di Parigi, Museo del ‘900 di Milano, Fondazione Prada di Milano. 
  • Tracey Emin (Londra, Inghilterra 1963) è un’artista femminista e post-modernista. Nelle opere realizzate dall’artista emergono tematiche quali l’amore, la passione, la perdita e il dolore, che avvolgono lo spettatore in un’atmosfera altamente emotiva. Ciò si può notare innanzitutto dai famosi neon, caratterizzati da una scrittura corsiva e da una grammatica propria riconoscibile. Sono frasi che colpiscono per il loro carattere forte e contemporaneamente fragile, due aspetti che ritroviamo anche nelle relazioni umane. I lavori di Emin si trovano esposti in numerose istituzioni come Royal Academy of Arts di Londra, Musée d’Orsay di Parigi, Museo de Arte Latinoamericano di Buenos Aires, Museo Stedelijk di Amsterdam. 

TRACEY EMIN
Her Soft Lips Touched mine And Every Thing Became Hard, 2008

NIKI DE-SAINT-PHALLE
Oiseau amoreux,1972

ESIRI ERHERIENE ESSI
The memor scaled
GRAZIA VARISCO
Schema luminoso variabile-19651966
JENNY HOLZER
Truism-1983
JOANNA POUSETTE DART
Senza titolo-2020-2021
MARIA LAI
Composizione polimaterica con ripresa del tema del telaio, 1999
SHERRIE LEVINE
Phrenology Cranium-2006

Wednesday, October 18, 2023

WITH LOVE. PETER BLAKE

Dal 19 ottobre 2023 al 18 gennaio 2024 Mucciaccia Gallery presenta nella sua sede di Roma With Love, la mostra più ampia e approfondita finora realizzata in Italia dell'acclamato artista britannico Peter Blake, pittore, scultore, disegnatore e stampatore, spesso definito “il Padre della Pop-Art Britannica”, a più di quindici anni dalla sua partecipazione alla mostra Pop Art 1956–1968 che si è tenuta nel 2007 alle Scuderie del Quirinale. 
 La mostra, a cura di Jonathan Watkins – curatore, ex direttore della Ikon Gallery (Birmingham, UK), per la quale ha curato anche progetti al Castello di Rivoli di Torino, alla Biennale di Venezia e alla Tate di Londra – vuole ripercorrere la lunga carriera di Peter Blake, oggi novantunenne, con più di 160 opere esposte, tecniche miste, collage su carta e su legno, tele e sculture, datate dal 1956 al 2023. 
 Il titolo dell’esposizione, With Love. Peter Blake, pone l’accento sul profondo affetto dell’artista verso i soggetti umani, sia che appartengano al mondo del jet set che agli strati sociali più poveri, ai quali è legato per la propria storia familiare. 
 Peter Blake (1932) è nato a Dartford, nel Kent; nelle sue opere inizia presto ad utilizzare immagini tratte dalla pubblicità, dall'intrattenimento, dalle music hall, per trarne dei collage. Tra i più noti lavori sono le copertine di album musicali, come ad esempio quella di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967) dei Beatles, ideata con la moglie Jann Haworth, in occasione della quale l’artista ha allestito un vero e proprio set fotografico con sagome di persone a grandezza naturale da cui è stata poi tratta una fotografia. 
 Ad accogliere il visitatore in Galleria è proprio un’opera nella quale campeggia una grande foto dei Beatles, lo schermo pieghevole LOVE (2010-15), un collage scultoreo che evoca con forza il pop e il glamour del dopoguerra.
In diverse opere di Blake ricorre la parola LOVE, spesso composta su legno con materiali di recupero. Sono assemblaggi che sembrano evocare al famoso brano dei Beatles "All you Need is Love” e che, in qualche modo, si inseriscono nel solco di un’altra serie di opere, ugualmente in mostra, quella dei Generals (2012), sculture che rappresentano dei soldati formati con palle da bowling al posto delle teste, spalle squadrate e corpi fatti grossolanamente di legno, con medaglie costituite da monete, tappi di bottiglia o distintivi. Nell’utilizzare materiali di recupero, ovvero decisamente non “da ufficiali”, Blake ci comunica quell’umorismo leggermente irriverente che caratterizza la sua intera produzione artistica, un umorismo molto inglese, che nasce nel solco della tradizione di Edward Lear e Lewis Carroll, ed è tipico dei nonsense.
Da associazioni di idee simili nascono i suoi collage, nei quali utilizza le immagini di Elvis Presley, Brigitte Bardot, Kim Novak e tanti altri personaggi. Tra questi ben quattro sono dedicati a Marilyn Monroe, di cui uno, molto intenso, è intitolato con il vero nome dell’attrice seguito dalle date di nascita e morte: Norma Jean Baker 1926 - 1962 (1988), ed è composto da una serie di fotografie in bianco e nero con le quali ripercorre per fotogrammi il corso della sua vita, pieno di sorrisi per la macchina fotografica, e li contrappone all’ultima, tragica, su fondo nero, che la ritrae ormai cadavere e coperta da un lenzuolo, mentre viene portata via su una barella d'ambulanza.
Una vasta serie di collage esposti in mostra sono i Joseph Cornell's Holiday. Si tratta di piccole e poetiche opere su carta, realizzate a più riprese tra il 2017 e il 2019, nelle quali egli guarda alla storia umana e artistica di Joseph Cornell, il famoso collagista americano che non ha mai lasciato gli Stati Uniti, pur essendo affascinato dalla cultura europea.
In queste opere Blake immagina di fare amicizia con lui e di viaggiare insieme attraverso l'Europa; lo fa andare in barca a Copenaghen, pescare in Scozia, visitare un mercatino delle pulci a Parigi e rendere omaggio a Las Meninas di Velasquez al Prado di Madrid. In diverse opere è alla Farley Farm, la casa inglese degli artisti Roland Penrose e Lee Miller, che negli anni Cinquanta e Sessanta era una sorta di Mecca per amici artisti, tra cui Picasso, Man Ray, Henry Moore, Eileen Agar, Jean Dubuffet, Dorothea Tanning e Max Ernst. In questo modo offre all’artista americano avventure bohémien da lui mai vissute nella realtà e, ad esempio, gli fornisce occasione di riunirsi, anche se solo con la fantasia, con Marcel Duchamp, spesso anche nelle vesti del suo alter ego femminile, Rrose Selavy. 
 Concludono il percorso espositivo la selezione dei lavori più recenti, tra cui quelle sui Clown e sui Wrestler, soggetti molto popolari nella società operaia inglese - con i quali l’artista ci ricorda le proprie radici e la sua identificazione con le persone che vivono e lavorano ai margini – e gli acquerelli su carta Studies for ‘Party’ (2018), che raffigurano volti di bambini dietro una pioggia di coriandoli. Essi sono sorridenti, anche se a tratti malinconici, giovani e ingenui. L’anziano artista è attratto dalla loro giovinezza e ingenuità e si identifica con loro. Confida Blake al curatore Jonathan Watkins: "Forse questi dipinti parlano dell'invecchiamento e forse un po' della mia infanzia".

I love You

 Blake-Joseph Cornell’s Holiday – England, Farley Farm

Blake-Mary Lin Monroe Fabulous Texan MM, 2019jp
Blake-Late Period – Study for ‘Party’ 6, 2 j
Blake-Late Period – Study for ‘Party’ 5, 2018 

Blake-Norma Jean Baker, 1988

Blake-Joseph Cornell’sHoliday – Italy, Rome. ‘Street jp
Paravento


Tuesday, October 10, 2023

SERGIA AVVEDUTI -“Svolgere, Riavvolgere”

Bologna- Maison laviniaturra​, la mostra "Svolgere, Riavvolgere" dell'artista Sergia Avveduti,che inaugurerà giovedì 12 ottobre 2023 alle ore 18 e proseguirà fino al 20 novembre 2023. La mostra "Svolgere, Riavvolgere" di Sergia Avveduti esplora la sostanza dell'infrasottile, una qualità intrinseca del mondo che spesso sfugge alla razionalità, ma che può essere immaginata grazie alla capacità umana di concepire l'indefinibile. Questa mostra, concepita dall'artista per lo spazio della Maison laviniaturra, crea un dialogo tra immaginari attigui dell'arte, della scienza e della tecnica attraverso un'installazione di dipinti inediti, sculture e fotografie. 
 Come scrive la curatrice Marinella Paderni: “L’infrasottile è una qualità intrinseca del mondo a tratti incerta, inafferabile, più intuita che razionalizzata grazie alla capacità umana di immaginare l’indefinibile, come la scienza stessa ci ha dimostrato nell’ultimo secolo. Un infrasottile di eco duchampiana, riattualizzato da Sergia Avveduti nell’esplorazione di possibili intrecci tra l’immaginario artistico e quello scientifico, che sonda insieme i territori dell’organico e dell’utopico.” 
 Il titolo stesso, con il suo invito a "Svolgere” e “Riavvolgere", suggerisce un procedere che anima la tendenza umana a ricercare l'impossibile, a immaginarlo prima ancora di dimostrarlo. Come un filo che crea una trama sempre diversa, aggiungendo una nuova sfumatura ad ogni passo compiuto. 
 La natura di questo procedere è ben riassunta nelle parole dell’artista: “È un modo di operare che mi appartiene, ritornare sui propri passi. Si parte da un raggiungimento già ottenuto per poi aprire verso territori inesplorati. Un lavoro su sé stessi, su idee e ossessioni che ritornano per presentarsi in modi sempre differenti. La chiusura di un'opera non è mai definitiva, conduce a un'altra che è costituita su uno slittamento e un'apertura sulla precedente. Non si tratta di un miglioramento dell'opera di partenza, ma della scelta di un punto iniziale noto per volgere verso un traguardo da raggiungere che sia ancora da definire, inedito.” 
 Con la mostra "Svolgere, Riavvolgere" Sergia Avveduti presenta un corpus articolato di lavori che esplorano il tema del tempo, il rapporto tra natura e architettura umana, il suono come espressione invisibile della materia nello spazio e l'unione tra logica e utopia nell'immaginazione del nuovo. Dai dipinti dalle forme velate che evocano il mistero alle geometrie plastiche delle sculture realizzate con minerali fossili, questa esposizione offre un'esperienza artistica straordinaria. In mostra inoltre anche il nuovo video intitolato "In Lingua Matematica" che incarna il senso di una pratica artistica originale che abbraccia disegno, collage e suono.







Sunday, October 8, 2023

Touching the Sky | Tiffanie Delune & Sola Olulode

Dal 5 ottobre al 12 novembre 2023 Mucciaccia Gallery presenta nella sua sede di Roma, via Laurina 31, il lavoro di due artiste di origini africane, astri nascenti della scena internazionale, Tiffanie Delune (Parigi, Francia, 1988) e Sola Olulode (Londra, UK, 1996), che espongono per la prima volta insieme nella mostra Touching the Sky, a cura di Catherine Loewe.

Questa mostra segna l’inizio di un nuovo percorso di Mucciaccia Contemporary, che sotto la denominazione Project e la direzione artistica di Giulia Abate vuole dedicarsi alla ricerca di nuove proposte organizzando mostre inedite di artisti sia nella sede di via Laurina a Roma che nelle altre sedi di Mucciaccia Gallery a Londra e a Singapore.

Il titolo della mostra trae ispirazione dal brano "Feel so High", una ballata della cantante britannica Des'ree tratta dal suo primo album Mind Adventures (1992), un inno alla felicità e alla gioia di vivere, tematiche che sottendono alla selezione delle opere presentate, che suggeriscono un anelito spirituale a raggiungere i propri sogni e la propria beatitudine.

Il dialogo tra Tiffanie Delune e Sola Olulode si articola attraverso la giustapposizione di opere che risuonano con quella sensazione di slancio tipica dei momenti di pura gioia e libertà: attingendo alle idee di memoria, amore, passione e compassione, le due artiste hanno intrapreso un viaggio alla scoperta e all'affermazione di sé che riflette le loro identità personali. 

Le loro opere fanno riferimento alla loro eredità africana, mescolata con influenze del canone artistico occidentale, e sono inondate di colori vividi e stratificati. In modo diverso, Delune e Olulode celebrano la storia universale della femminilità, condividendo qualità profondamente istintive e nutritive. 

Tiffanie Delune, artista autodidatta di origine francese e belgo-congolese che vive a Lisbona, intraprende nei suoi lavori una sorta di vagabondaggio, intrecciando apparizioni oniriche e ricordi di viaggio con simboli della sua famiglia meticcia, accenni di femminilità e flussi di spiritualità, come si evince dalle sei opere in mostra. Navigando tra la parte più oscura di sé e quella ricca di luce, movimento ed energia, Tiffanie è interessata alla magia della narrazione, creando opere a più strati su tele di cotone, drappi di lino e pezzi di carta più piccoli, giocando con le sovrapposizioni, ricercando trame e significati, usando acrilici, pastelli, ritagli di carta, vernice spray, glitter e fili.

Sola Olulode, artista britannico-nigeriana che vive e lavora a Londra, utilizza immagini “dolci” per celebrare l'identità nera, la femminilità e le persone non binarie. L'artista utilizza la pennellata gestuale, il colorante indaco, la cera, bastoni per pittura a olio, l’impasto in schemi monocromatici in blu, verde o giallo. In mostra nove opere che parlano fortemente della sua eredità nigeriana, concentrandosi sulla rappresentazione e sulla visibilità delle esperienze vissute dagli individui Black Queer.

Le artiste Delune e Olulode rappresentano una nuova generazione che sottolinea ciò che significa essere donna e artista nera nel XXI secolo, rifiutando la tendenza alla categorizzazione riduttiva che ruota attorno al trauma della violenza razziale o agli stereotipi della femminilità nera, scegliendo invece una vita intenzionale che si spinge nei regni della giocosità, dei sogni e della gioia. 

Le loro opere trasudano speranza, portando con sé un senso di catarsi intorno alle lotte personali e alle complessità dell'identità. Questo approccio edificante è un caso di sottile attivismo che recupera la bellezza, la guarigione e l'appagamento laddove in precedenza potevano essere assenti o oscurati.











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