In occasione della ventottesima edizione di miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, inaugura Abbandonare il locale, prima mostra monografica in Italia dedicata a David Horvitz. All’interno di un ufficio dismesso nell’ambito degli spazi di BiM – ambizioso progetto di rigenerazione urbana nel distretto Bicocca che sta trasformando un iconico edificio progettato da Vittorio Gregotti in una work destination all’avanguardia – Nicola Ricciardi, direttore artistico di miart, ha selezionato e allestito oltre 20 opere dell’artista americano che ripercorrono quasi 20 anni della sua carriera.
Nato a Los Angeles, ironico e poetico, Horvitz utilizza una disparità di media – dalla fotografia alla performance, dai libri d'artista al suono, dalla gastronomia alla mail art – per riflettere sulla distanza tra luoghi, tempi e persone e per testare le possibilità di allentare o annullare qualsiasi distacco. I suoi lavori sono stati esposti nelle più influenti istituzioni internazionali, dal New Museum di New York al Palais de Tokyo di Parigi, e sono oggi presenti in alcune delle più prestigiose collezioni museali, dal LACMA di Los Angeles alla biblioteca del MoMA di New York.
La mostra di Milano nasce dalla volontà di dare una forma tangibile all’espressione no time no space, scelta come tema e titolo della nuova edizione di miart per sottolineare la volontà della fiera di allargare sempre di più i propri confini geografici e temporali. I lavori di Horvitz qui raccolti provano infatti a complicare e sovvertire la nostra idea standardizzata di tempo — come nel caso dell’orologio di “A clock whose seconds are synchronized with your heartbeat” (2020), o della performance “Evidence of time travel” (2014), per la quale l’artista ha vissuto in Europa regolando la propria vita sul fuso orario della California — o a disinnescare la nozione di confine, aprendo varchi verso nuove dimensioni — come in “For Kiyoko” (2017), in cui Horvitz fotografa le stelle che immaginava sua nonna guardasse 75 anni prima dal campo di internamento giapponese in Colorado in cui era stata rinchiusa, oppure nell’installazione “The Distance of a Day” (2013), in cui l'artista espone due video realizzati contemporaneamente da lui e da sua madre in California e alle Maldive, uno al sorgere e uno al tramontare del sole nella stessa giornata.
Mescolando un approccio site-specific con un’attitudine performativa, e alternando lavori storici con nuove produzioni e oggetti trovati, Abbandonare il locale offre inoltre una reinterpretazione dell’etica e dell’estetica dei luoghi di lavoro costruendo immaginari alternativi e lasciando intravedere possibili vie di fuga. Ne sono un esempio le bottigliette di plastica di “Imagined Clouds (Milan)” 2024, che nel contesto in cui si trovano possono sembrare rifiuti abbandonati dopo una giornata di lavoro, ma che in realtà offrono una riflessione sull'acqua come metafora dell’evasione, poiché passa dappertutto, non ha limiti e confini. Oppure il progetto “Mood disorder” (2012), un autoscatto realizzato da Horvitz mentre simula uno stato di depressione e che l’artista ha caricato sulla pagina di Wikipedia dedicata ai disturbi dell'umore (e che, in quanto libera da copyright, è stata per anni riutilizzata da siti di informazione, blog e riviste, circolando al di fuori del suo controllo).
12.04.2024 - 30.06.2024
BiM - Dove Bicocca incontra Milano
Viale dell’Innovazione, 3 Milano
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