Friday, November 29, 2024

CENACOLO D’ ARTISTA

 La Galleria d'Arte Sacra dei Contemporanei, con sede nella settecentesca Villa Clerici Milano, presenta, dal 1° dicembre 2024 al 2 marzo 2025, la mostra dossier Villa Clerici: un cenacolo di artisti a Milano, a cura di Luigi Codemo.


Con questo progetto, il percorso museale della GASC si arricchisce di una nuova sezione tematica, tesa a documentare, attraverso piccoli cammei - opere d'arte tratte dai depositi, brani di lettere inedite e fotografie storiche - le intense relazioni con gli artisti portate avanti dagli anni '50 agli anni '70. La collezione della Galleria d'Arte Sacra dei Contemporanei viene, infatti, fondata nel 1955, con l'obiettivo di favorire il confronto tra i linguaggi artistici del '900 e i temi dell'arte sacra.

In mostra, opere mai o raramente esposte prime: disegni preparatori per quadri, sculture e mosaici, così come bozzetti per portali e vetrate di cattedrali. Vengono inoltre esposte alcune grafiche con dedica, segno del clima di amicizia e collaborazione instaurato a Villa Clerici.

In particolare, le opere e i documenti si riferiscono ad artisti come Gino Severini, Giacomo Manzù, Primo Conti, Dina Bellotti, Franco Gentilini, Felice Casorati, Pericle Fazzini, Gianfilippo Usellini, Lello Scorzelli, Luigi Filocamo, Silvio Consadori, Aligi Sassu, Giorgio de Chirico.

Il promotore delle relazioni con gli artisti è stato il primo direttore della GASC, Dandolo Bellini, che a Villa Clerici ha costituito un cenacolo di artisti, un luogo dove avveniva un continuativo scambio di idee e progetti, al fine di trovare committenti, attivare collaborazioni, portare a compimento nuove opere d'arte.

«Villa Clerici costituisce la testimonianza di un laboratorio e della ricerca di nuove soluzioni artistiche. L'arte sacra, infatti, non nasce dalla reiterazione di modelli e stilemi del passato ma dall'incontro, anzi da uno scontro fecondo tra i vincoli di un credo religioso e la libertà creativa dell'artista», dichiara Luigi Codemo, curatore della mostra e direttore della GASC.

Milano- Ad oggi la raccolta museale conserva oltre 3mila opere, con dipinti, sculture, disegni, ceramiche, vetrate, gessi e mosaici di artisti come Libero Andreotti, Agostino Arrivabene, Kengiro Azuma, Angelo Biancini, Mosè Bianchi, Floriano Bodini, Corrado Cagli, Felice Carena, Felice Casorati, Aldo Carpi, Giancarlo e Giovanni Cerri, Davide Coltro, Silvio Consadori, Gerardo Dottori, Pericle Fazzini, Luigi Filocamo, Guido Lodigiani, Trento Longaretti, Max Mandel, Giacomo Manzù, Enrico Manfrini, Francesco Messina, Arrigo Minerbi, Vanni Rossi, Mario Rudelli, Ettore Scorzelli, Elvis Spadoni, Alberto Sughi, Gianfilippo Usellini, Valentino Vago, William Xerra, Giuseppe Zigaina e molti altri.

Le opere presenti in collezione presentano una grande varietà di tecniche e di stili, ma anche una diversa sensibilità verso i temi religiosi. Il percorso museale, infatti, evidenzia come nei 70 anni di vita dell'istituzione sia avvenuto un cambiamento nella percezione del termine "sacro".

«Se negli anni '50 per "arte sacra" si intendeva l'arte specificatamente cristiana - spiega il direttore Luigi Codemo - oggi le opere e il dialogo con gli artisti contemporanei fanno emergere in modo preponderante un'idea del sacro più soggettiva, che esprime il senso di un mistero, di una soglia che si affaccia su di una ulteriorità, su una trascendenza definibile in termini spirituali e antropologici più che confessionali».

Primo Conti -Il tucano con dedica a Dandolo Bellini,1970
serigrafia courtesy GASC
Kenjiro Azuma - Studio per scultura, 1978
matita su carta - courtesy GASC
Lello Scorzelli - Studio per vetrata
tecnica mista su_carta - courtesy GASC.
Dina Bellotti - Studio per la pesca miracolosa, 1971
pastello su carta - courtesy GASC
Giacomo Manzu - Crocifisso con donna, bambino e prelato
china su carta - courtesy GASC
Gianfilippo Usellini - Preti in fuga, 1960
china su carta - courtesy GASC
Gino Severini -La consegna delle chiavi a San Pietro bozzetto per la chiesa di St Pierre a Friburgo Svizzera, 1950 
tecnica mista su carta - courtesy GASC

Wednesday, November 27, 2024

HE WEI - KometenMelodie

  Milano- Dal 28 novembre 2024 al 13 gennaio 2025 l’artista cinese He Wei porta negli spazi milanesi di Primo Marella Gallery la personale KometenMelodie.

 

Come una cometa la mostra accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso le diverse epoche storiche e artistiche tedesche dagli anni Trenta agli Ottanta, costruendo un percorso visivo tra opere che studiano e raccontano i grandi capolavori culturali che la Germaniaha prodotto nel corso di cinque decenni del Novecento, trasformandosi in un centro di fermento artistico e culturale.

 

Dalla Neuer Deutscher Film al Kraut Rock, dalla scuola artistico musicale di Dusseldorf a movimenti come la Bauhaus - di cui si trova traccia soprattutto nella ricerca formale dell’artista - He Wei presenta accanto a questo studio storico-artistico, i suoi inconfondibili ritratti ispirati a figure cinematografiche dei film dei registi del Neuer Deutscher Film, come Herzog e Fassbinder.

 

Attraverso una tecnica e visione unica che richiama una sorta di nuovo cubismo che combina iperrealismo e distorsioni audaciHe Wei analizza e smonta il ritratto, creando una percezione più profonda grazie all'uso di colori forti e incisivi, e grazie a macchie e pennellate di grande maestria.

In mostra, dive femminili estremamente eleganti saranno contrapposte a personaggi più criptici ispirati ai protagonisti dei racconti cinematografici, spesso dipinti in bianco e nero, come nelle pellicole degli anni Cinquanta.

 

Sconvolgendo le proporzioni e le prospettive tradizionali, le opere rivoluzionano le forme dando una forte attenzione a mode, capigliature e raffigurazioni tipiche dei personaggi dell’epoca.

La ricerca dell'artista, che indaga forme e colori, bellezza e figure disturbanti, certezze e dubbi, portando l’osservatore a passare dall'esteriorità all'interiorità, intrecciando composizioni realistico-figurative di corpi anonimi e inserti cromatici astratti.


28 novembre 2024 - 13 gennaio 2025 

   Primo Marella Gallery

      Via Valtellina  31 Milano


 Each Men Kills The Thing He Loves, 2023

Dreamcore Drift, 2024

Monologuist, 2024

The Third Uncle, 2024

Calcium Fluoride, 2022

Bismuth selenide, 2022

Eternal Family, 2022

Die bitteren Tranen der Petre Von Kant, 2023

Natassja, 2023

Velvet and love I, 2024, dittico

Kaspar, 2024

Ohm Sweet Ohm, 2024

 Dark minuet, 2024

 Terror Couple Kill Colonel, 2024

 The Sky's Gone Out, 2024

, Be My Wife, 2024


Friday, November 8, 2024

TONY CRAGG INFINITE FORME E BELLISSIME

Roma - Dal 9 novembre 2024 al 4 maggio 2025 il Museo Nazionale Romano presenta alle Termedi Diocleziano Tony Cragg. Infinite forme e bellissime, a cura di Sergio Risaliti e Stéphane Verger: una grande mostra personale dell’artista inglese, tra i più celebri esponenti della scultura contemporanea, noto per aver sperimentato fin dagli anni Settanta forme sorprendenti accanto a materiali e tecniche inedite Tony Cragg. Infinite forme e bellissime porta negli ambienti carichi di storia delle Terme di Diocleziano–con le sue Aule imponenti, coperte da volte amplissime–ben diciotto sculture, di medie e grandi dimensioni, realizzate negli ultimi due decenni in bronzo, legno, travertino, fibra di vetro e acciaio:forme seducenti, perturbanti, misteriose–che ora rinviano al mondo minerale e vegetale, ora alla geologia e alla biologia, evocando le onde del mare, le strutture geometriche di una pianta o di una conchiglia–che adesso entrano in dialogo con gli spazi archeologici del complesso monumentale. 
 La ricerca artistica di Tony Cragg è da sempre concentrata sulle infinite possibilità del disegno e della scultura, in un confronto inarrestabile con la natura, con i suoi processi creativi e le sue strutture evolutive. Infinite forme e bellissime, una frase topica di Charles Darwin, evoca l’inarrestabile entusiasmo dell’artista di fronte alla ricchezza delle architetture della vita, dal microcosmo al macrocosmo, da una parte, e alla meraviglia che suscita il pensiero stesso, mai pago di affondare nella conoscenza della realtà, nell’inesauribile ricchezza di forme e modelli, di strutture e processi generativi che il mondo naturale ci mette davanti agli occhi: una ricchezza cui corrisponde il fare dell’artista, in particolare quello dello scultore, che può ‘pensare’ e creare nuove forme senza porsi limiti nell’utilizzo di mezzi e materiali. Un fecondo scambio di intuizioni e immagini tra naturale e artificiale, tra modelli biomorfici e virtuali, che derivano dall’osservazione delle composizioni organiche e delle strutture cristalline dei minerali, fino a coinvolgere forme elaborate digitalmente e prodotti nati artificialmente in laboratorio:dall’archeologia alla geologia, dalla storia dell’arte alla biologia. Nel processo artistico,Tony Cragg preleva, crea, manipola e distorce continuamente la forma, per dar vita a sculture assolutamente sorprendenti che, muovendosi tra astrazione e figurazione, possono evocare paesaggi naturali quanto rappresentare corpi umani eoggetti quotidiani.
Le opere sono pensate come strutture complesse e dinamiche, che mettono alla prova limiti fisici e strutturali, cercando di risolvere il rapporto tra materia e tecnica, tra vuoto e pieno, tra instabilità ed equilibrio. Generate da una radice che, come una monade, le sostiene dal centro, si dipanano per generare tante diverse ramificazioni, senza tralasciare la presenza fisica, materiale, con le sue qualità espressive ed energie, imitando quello che la natura fa con le sue forme, in una direzione opposta al funzionalismo e utilitarismo–cui puntano l’industria e il design–così come al virtuale e alla realtà aumentata.













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